Elogio dell'eretico Marco

Il 2 maggio è stato il compleanno di Marco Pannella, ma io, scientemente, non gli ho inviato gli auguri. In primo luogo per non stare nel coro, in secondo luogo, mi è sembrato più giusto scrivergli un articolo su L’Opinione, un giornale a lui mai ostile e sempre attento alle sue battaglie politiche e civili. Non poteva non essere il contrario, dato che il quotidiano diretto da Arturo Diaconale resta ancora una bandiera inedita, nel panorama dei mass media, i cui colori predominanti, liberale e socialista, Marco li rappresenta
in modo indelebile. E poi, Marco e Arturo sono della medesima terra, quella abruzzese di cui si sentono fieri. E, comunque, i due possono anche non parlarsi per anni, come succede spesso nella vita comune, ma di certo tra loro c’è una stima inconfessabile.
Pannella, giocando come sempre a far il bastian contrario, non ha compiuto ottant’anni, bensì l’ottantunesino. Un anno in più, per dire che lui guarda lontano. Come dargli torto, visto che tutte le sue idee e le conseguenti battaglie hanno guardato il futuro, nel tentativo di costruirlo a favore della gente attraverso "riforme concepite attorno a ciò che la legge esige". Naturalmente, nella legalità, che per lui è sacrosanta. Per questo, il suo disappunto nei confronti di questo regime sessantennale che "non riesce a esprimere compatibilità con la democrazia e la legalità". Tuttavia, a Marco è permesso tutto, anche questo vezzo di darsi un anno in più, visto che si è sempre messo in gioco e, non si è mai tirato indietro e, comunque, il più delle volte ha pagato in prima persona, per via le sue idee innovatrici, in un Paese in cui la stragrande maggioranza dei suoi abitanti la fanno franca. Cosa sperare, stando in un Paese dove ha sempre brillato il conformismo, il confessionalismo, I’ ipocrisia, l’illegalità e il trasformismo delle classi dirigenti.
Tuttavia, Marco non si è mai adeguato al potere, ma lo ha combattuto a modo suo, a viso aperto, dicendo sempre pane al pane e vino al vino. Proprio per questo ha impersonato l’eretico per antonomasia
La sua storia, che si intreccia con quella dell’Italia dal dopoguerra ai nostri giorni, è la lunga narrazione di battaglie vinte e perse e di immancabili errori, come è normale per un politico di razza, che, peraltro, ha avuto numerosi e variegati compagni di viaggio: alcuni non sono scesi mai dal suo "piccolo e grande partito", altri hanno deciso di scendere e fermarsi per sempre e altri ancora per imbarcarsi in nuove avventure politiche.
Senza Pannella, il divorzio, l’aborto e l’obiezione di coscienza sarebbero state battaglie perse in partenza. Per non parlare di tante altre battaglie condotte in solitudine, scontrandosi contro tutti, in special modo contro il potere costituito. Sia se si tratta di quello governativo, economico e dei mass media, lui è contro non per pregiudizio, ma perché lo considera un "Leviatano", contrario ai principi democratici e liberali, che soffoca e plagia le coscienze. Oltretutto, Marco lotta contro coloro che perseguitano il dissenso e osteggia la "casta" i cui chierici sono sempre pronti a genuflettersi per baciare la pantofola del potente di turno. Per converso, Marco è il monumento vivente di chi opera e agisce in modo opposto alla casta, procuratrice solo di peste, quella "Peste italiana" per intenderci, narrata dai Radicali "non in un libro, bensì è un "Santyagraha", cioè la ricerca della verità".
Memorabile fu la sua campagna di verità contro il ministro degli interni, Francesco Cossiga, per la morte di Giorgia Masi, nel corso di una manifestazione referendaria non violenta del partito radicale. La giovane fu colpita da una colpo di pistola e si scoprì, tramite fotografie, la presenza in piazza delle forze di polizia.
Non è l’unico episodio di lotta contro il potere che si ammanta di essere democratico, invece, è spietato e, nel contempo, pietoso, essendo forte con i deboli e debole con i forti. Pannellianamente parlando, "i creditori (i cittadini) curano il debitore (Stato), che deve stare in buona salute. Mentre i debitori odiano il creditore, che ai loro occhi deve morire".
D’altro canto, chi sta facendo le battaglie per migliorare le condizioni disumane della popolazione carceriera, se non i Radicali che in tutte le feste comandate, invece di riposare fanno il giro dei penitenziari italiani in cui i suicidi non si contano più? Ma non soltanto suicidi, stando alla verità uscita fuori, dopo tanto batti e ribatti, sul caso Cucchi.
C’è tanto da dire sull’amico Marco, ma mi fermo qui. Epperò, lasciatemi dire l’ultima: il laticlavio a vita se lo meriterebbe per davvero
© 2010 L'Opinione. Tutti i diritti riservati
SU
- Login to post comments