Elif Shafak: molte morti si potevano evitare

È sconvolta Elif Shafak, la scrittrice turca diventata famosa in Italia per La bastarda di Istanbul. «La prima cosa che ho fatto dice al Corriere - è stata chiamare gli amici che hanno i loro cari nella zona. Erano tutti demoralizzati e preoccupati. In questo momento provo una doppia tristezza. In primis per la tragedia in sé ma anche, e in modo più profondo, perché so che molte di queste morti, se non tutte, si sarebbero potute evitare se le costruzioni fossero state più resistenti». E la memoria subito corre al 1999 quando la terra tremò in modo devastante nel Paese e fece più di ventimila vittime: «Era notte - racconta Shafak - e mi precipitai fuori dalla mia casa a Istanbul. In strada vidi una scena che non dimenticherò mai. Nella mia via c'era un negozio di alimentari gestito da un uomo molto religioso e scontroso che non parlava mai con chi pensava fosse diverso o ai margini della società. Quella notte, però, l'ho visto seduto sul marciapiede vicino a una transessuale che piangeva senza sosta. Lei aveva paura, il mascara che le colava sul viso e il droghiere cercava di aiutarla. Le offrì persino una sigaretta. Un fatto incredibile: una transessuale in lacrime e un commerciante conservatore fianco a fianco, amici per la prima volta di fronte alla morte». Cosa dovrebbe fare la Turchia per evitare altre tragedie come questa? «A differenza del 1999 la reazione del governo mi sembra sia stata molto più rapida. Però dobbiamo acquisire maggiore consapevolezza. Ci mancano edifici solidi e diamo troppo facilmente i permessi per costruire. Tra l'altro la migrazione di massa verso le grandi città, intensificata dalla questione curda, ha reso la pianificazione urbana ancora più difficile».
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