Elezioni senza pace Un nuovo ricorso al Tar

Dalla Rassegna stampa

Il caso Lazio finisce di nuovo davanti al Tar. L'avvocato Gianluigi Pellegrino, legale del Movimento del cittadino - associazione da cui ha preso le mosse la controversia del voto regionale - ha presentato un ricorso d'urgenza per verificare se quella del 10 febbraio sia la prima data utile per le elezioni, come deciso dal Consiglio di Stato. Le parti - la Regione rappresentata dall'avvocato Federico Tedeschini e il Movimento - sono state così convocate ieri mattina al Tar, il cui presidente dovrà verificare quanto chiesto nel ricorso. Secondo l'avvocato Pellegrino la prima data utile sarebbe infatti il 28 gennaio. La decisione definitiva del Tribunale amministrativo sulla date del voto regionale si conoscerà venerdì. Il presidente della seconda sezione bis del Tar del Lazio, Eduardo Pugliese, dopo aver ascoltato gli avvocati Tedeschini e Pellegrino, si è infatti riservato di emettere il suo decreto cautelare monocratico entro dopodomani. Il Movimento del cittadino, dopo aver visto accolto il suo ricorso dal Tar e dal Consiglio di Stato (entrambi i collegi hanno ordinato la fissazione delle elezioni nel Lazio alla prima data utile), si è nuovamente rivolto al Tar chiedendo che sia data esecuzione alla precedente sentenza e sostenendo, secondo quando si è appreso, che la data elettorale indicata dalla presidente Polverini - il 10-11 febbraio prossimi - non sia «la prima data utile per il voto» (si ritiene che le votazioni potrebbero essere fissate il 27-28 gennaio o al massimo il 3-4 febbraio). Secondo i legali della Polverini, la data già fissata è stata regolarmente indicata quale prima utile possibile. Quello sulla data del voto potrebbe non essere l'unico ricorso al Tar sulle elezioni regionali. Resta sempre da sciogliere il nodo sul numero dei consiglieri. La Polverini ha indicato nel decreto d'indizione delle elezioni il numero di 50 anziché 70, applicando il decreto 174 del governo senza aver però modificato lo Statuto. La legittimità della procedura ha generato un acceso dibattito, con i piccoli partiti pronti a impugnare il decreto della governatrice. Anche se qualcuno pare essere tornato sui propri passi. «È positivo che Radicali, Verdi, Fds e Sel abbiano deposto le armi giudiziarie. Il ricorso sarebbe stato insensato e avrebbe scatenato l'ira popolare», dice il leader de La Destra Francesco Storace, che non farà ricorso. La faccenda potrebbe però non essere finita qui. Donato Robilotta (Sr-Pdl) è uno dei più ferventi assertori del voto a 70 consiglieri. Così come non è escluso un ricorso post-voto, magari da parte dei primi candidati non eletti.

 

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