Election day anche con il Lazio

Dalla Rassegna stampa

Tutti al voto, compreso il Lazio. Che ora si unisce ufficialmente a Lombardia, Molise e alle politiche. A battezzare il super-election day è stato il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, dopo che ieri il Tar del Lazio, a fronte del ritiro del ricorso del Movimento diritti del cittadino, ha di fatto azzerato il provvedimento del prefetto che aveva fissato le urne al primo weekend di febbraio. «Stiamo preparando un provvedimento – ha affermato il ministro –, appena avremo la formalizzazione della decisione del Tar, il prefetto di Roma indirà le elezioni nel Lazio in concomitanza con le politiche: finalmente un bell'election day per tutti».
La data più probabile resta ancora quella: il 17 febbraio. Il che significa che mancano soltanto 66 giorni alle elezioni. Da qui il pressing delle forze politiche non rappresentate in Parlamento sul Quirinale che ieri ha sollecitato il Governo a muoversi per fare in modo che la raccolta delle firme per la presentazione delle liste alle politiche non diventi un adempimento impossibile da realizzare. In una lettera al premier Monti, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha infatti chiesto chiaramente di «agevolare le forze politiche nella raccolta delle firme».
Il tema sta a cuore a tutti i partiti e i movimenti che non hanno gruppi parlamentari dall'inizio della legislatura: dal Movimento 5 stelle al Pdci, da Rifondazione comunista alla Destra di Storace fino ai radicali che hanno propri rappresentanti in Parlamento ma non un gruppo vero e proprio (sono all'interno del Pd). Ma è soprattutto il leader delle Cinque stelle, Beppe Grillo, ad alzare la voce più degli altri. Lo fa puntando il dito contro le elezioni anticipate decise apposta per «tenere fuori dal Parlamento» i rappresentanti dell'M5S. E aggiungendo di non fidarsi affatto della promessa del ministro dell'Interno Cancellieri sul dimezzamento delle firme: la legge (il «Porcellum») lo prevede solo se le Camere sono sciolte prima che la legislatura entri negli ultimi quattro mesi di vita, scadenza che questa volta arriva il 29 dicembre.
Il ministro degli Interni ha assicurato che «si sta lavorando» a un provvedimento che affronti proprio il nodo della raccolta delle firme. Visto il carattere di urgenza non potrà che essere un decreto che, visto i tempi molto stretti, potrebbe essere varato già dalla prossima settimana. Al momento due sono le opzioni possibili di intervento: una sulla riduzione delle firme richieste per tutti i partiti non presenti in Parlamento – si parla di un taglio da un terzo fino addirittura a un quarto rispetto alle 120mila iniziali (quindi 30mila) – oppure che si ampli la platea degli esentati, inserendovi anche le liste che hanno rappresentanti eletti ad esempio nei consigli regionali. Una scappatoia, quest'ultima, che salverebbe tutti. Il decreto dovrebbe anche prevedere il potenziamento dell'apertura degli uffici comunali per fare autenticare le firme. E dovrebbe impegnare a gennaio le due Assemblee già a Camere sciolte, come avvenne nel febbraio 2008, quando il Governo guidato da Romano Prodi approvò un decreto ad hoc per le successive elezioni.

 

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