Egoismi e libertà

La settimana scorsa l'attualità mi ha preso la mano. Di solito, tendo a evitare i temi con i quali l'attualità ci tenta, spesso furbescamente. Considero questa colonnina come una (modesta) occasione di riflessione, sul filo di una laicità rigorosa ma, credo, non settaria. Subito però mi ero ripromesso di tornare sul tema forzatamente accantonato: e il tema era (ed è per questa settimana) il federalismo. Ma che c'entra il federalismo con la laicità? C'entra eccome, anche se nel dibattito politico non vi si fa mai cenno. Come sappiamo, la Lega ha come fuoco del suo programma la richiesta di un federalismo fiscale che sostituisca l'esoso centralismo romano devolvendo alle regioni e ai poteri locali una bella fetta delle risorse economiche e finanziarie del paese. La Lega e Bossi aspettano di poter ottenere proprio entro il 2011- la data delle celebrazioni unitarie - la sospirata riforma, ma c'è da dubitare che questa arrivi per quell'anno, dato che le le vicissitudini che stanno scombussolando il panorama partitico, con riflessi anche istituzionali, non fanno presagire una lunga vita all'attuale legislatura. Comunque, anche se la Lega la spuntasse, penso che nella sostanza nulla cambierà, il paese non sarà disgregato come molti invece paventano (Salvatore Carrubba, Sole 24 Ore, 4-8-10). Volete capire perché? Bene, fate attenzione: non pare che tra gli obiettivi di Bossi vi sia anche l'abolizione dei prefetti. Il prefetto è il vero strumento e simbolo del centralismo burocratico italiano quali che possano essere oggi, in un panorama così degradato istituzionalmente, le sue competenze ed attribuzioni. Leggiamo insieme questa bella pagina: "Democrazia e prefetto ripugnano profondamente l'un l'altro" .. "non si ebbe mai e non si avrà stai democrazia finché esisterà il tipo di governo accentrato del quale è simbolo il prefetto", "una lue che fu inoculata nel corpo politico italiano da Napoleone"... "Gli antichi governi erano, prima della rivoluzione francese, assoluti solo di nome e di fatto vincolati d'ogni parte, dai senati e dalle camere dei conti o magistrati camerali, dai corpi locali privilegiati, dalle consuetudini immemorabili". "Gli stati italiani governavano entro i limiti posti dalle 'libertà' locali, territoriali e professionali. Spesso (... ) erano 'privilegi' (.:.) ed erano dannosi all'universale. Nella furia di strappare i privilegi, la rivoluzione francese distrusse( ... ) le libertà locali; e Napoleone, dittatore all'interno. amante dell'ordine, sospettoso, come tutti i tiranni, di ogni forza spirituale o temporale, perfezionò l'opera...". E infine: "L'Italia nuova, preoccupata di rinsaldare le membra disiecta degli antichi ex stati in un corpo unico, immaginò che il federalismo fosse il nemico ed estese il sistema prefettizio anche a quelle parti d'Italia, come le province ex austriache, nelle quali la lue erasi infiltrata con manifestazioni attenuate".
I napoleonici prefetti
Bella pagina, l'autore è uno che sa cosa significhino parole come autogoverno, federalismo e così via. Non è di Bossi, né del prof. Miglio. È invece una celebre pagina del 1944 del liberale, e cattolico, Einaudi. È rimasta, come tante altre pagine liberali, inascoltata. Possiamo insomma stare tranquilli, il secolare centralismo burocratico e corruttore resterà intatto. E ora vediamo cosa c'entri questa storia del prefetto con questioni attinenti alla laicità. Mi pare di non sbagliare quando ricordo che uno dei temi forti della polemica antilaicista del mondo cattolico sia quello che si può riassumere nello slogan "più società, meno stato". La richiesta cattolica non è improntata a valori meramente liberisti, non si occupa in particolare di economia. È la richiesta di una apertura delle istituzioni alla persona, come detentrice di valori "naturali" che non possono essere sottoposti al vaglio, alla censura, o solo al giudizio dello stato. I valori della persona sono considerati ontologicamente anteriori a ogni codificazione positiva. Credo che queste riflessioni dovrebbero ancora non spiacere ai cattolici, anche se mi pare di osservare che negli ultimi tempi la loro polemica antistatalista si sia un po' ridotta. Nella lotta contro il laicismo di stato, la battaglia contro il prefetto in nome delle autonomie e del primato della società civile dovrebbe essere, per loro, un obiettivo da perseguire. Qualche laico potrebbe persino plaudire, in nome di un federalismo di più ampio respiro. Non mi pare sia così. E del resto, siamo proprio sicuri che l'istituzione cattolica riponga davvero molta fiducia nella società civile? E siamo proprio sicuri che la società civile sia attenta e pronta a recepire l'ammaestramento dell'istituzione cattolica? Insomma, il 2011 ci regalerà (forse) un federalismo fiscale egoista e povero di valori: controllato, ovviamente, dai napoleonici prefetti nominati da Roma.
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