Egitto, fallita, la mediazione internazionale

Il governo egiziano ha perso la pazienza. Dopo oltre un mese di feroce muro contro muro tra i sostenitori del deposto presidente Morsi e i loro avversari capitanati dall’esercito il premier a interim Beblawi dice proprio così, «abbiamo perso la pazienza», e annuncia che la mediazione internazionale è fallita, che i Fratelli Musulmani sono i responsabili del conflitto e che gli islamisti meno inclini allo scontro farebbero bene a levare le tende approfittando della garanzia dell’incolumità perché ormai «la decisione di sgomberare le piazze è irreversibile». Il tono paternalistico, che ricorda il manifesto ormai diffusissimo al Cairo con un neonato tra le braccia di un militare, non lascia dubbi sulla determinazione delle autorità temporanee a risolvere in modo unilaterale la crisi costata già almeno 140 vittime. «Abbiamo convocato una manifestazione contro le interferenze straniere e contro la minaccia dei Fratelli Musulmani» dice al telefono Mhamoud, attivista del movimento Tamarod che oggi protesterà nel nome di quei 30 milioni di firme contro Morsi raccolte a giugno e usate per la spallata contro il presidente da lui stesso votato nel 2012. Sullo sfondo, sempre più afoni, si smorzano gli appelli al «compromesso» degli Usa dalla cui pancia però è emersa ieri a sorpresa la denuncia del senatore repubblicano McCain, il primo tra i connazionali a definire quello egiziano «un golpe».
Nubi cupe si addensano sul Cairo. In città i Fratelli ribadiscono di aspettare «le pallottole a petto nudo» rafforzando l’impressione di una vocazione al martirio che stride con le richieste di legittimità democratica e evoca invece i proclami del telepredicatore qatarino Qaradawi e le minacce jihadiste di Zawahiri. L’esercito combatte per la sua credibilità in Sinai, dove ieri sarebbero stati uccisi 60 «terroristi», e lascia i sit-in ribelli alla mano pesante delle forze dell’ordine (per tenersi fuori dalla rissa e preparare la strada alla candidatura del generalissimo el Sisi?). L’economia annega mentre le piazze avversarie si rilanciano reciproche accuse di torture. Il contesto internazionale non agevola una soluzione pacifica con lo spettro di una nuova guerra fredda che darebbe a Mosca la statura per sostenere i militari egiziani nella repressione degli islamisti offrendo loro un finanziamento alternativo agli 1,5 miliardi di dollari americani. E il Golfo, attore centrale di questa partita? Nella confusione di queste ore pare che l’Arabia Saudita (sostenitrice di el Sisi contro i Fratelli filo Qatar) abbia offerto asilo all’ex presidente Morsi...
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