Effetto Bonino: i cattolici scappano

Nelle ultime settimane, dopo la candidatura di Emma Bonino alla presidenza della regione Lazio, la riflessione sulla presenza dei cattolici in politica, e in generale nello spazio pubblico, si è intensificata. Ha iniziato Giuliano Ferrara, registrando l`affievolimento del progetto ruiniano,
fondato sull`alleanza con i laici non credenti contro «i dogmi nichilisti dell`ultrasecolarismo». Ferrara, nella consapevolezza che il rischio di irrilevanza o di subaltemità lambisce oggi i cattolici ovunque siano collocati, ha parole durissime per i cattoprogressisti rimasti nel Pd, a cui resta solo una «debole mediazione culturale a disposizione del corpaccione d`apparato postcomunista».
L`analisi trova conferma anche nel mesto abbandono del Pd da parte di tanti, ultima Paola Binetti, e nella delusione di Casini dopo il fallimento del laboratorio pugliese. Binetti "se n`è ghiuta e soli ci ha lasciato", sembra dire D`Alema, accusando la deputata di integralismo. Non è proprio lo sprezzante sarcasmo con cui Togliatti liquidò l`abbandono di Vittorini, ma siamo in quei paraggi. Sareb be interessante capire cosa si intenda per integralismo:
forse il tentativo di restare fedeli a quelli che il Papa ha definito valori non negoziabili. Se in nome della sintesi tra culture diverse si fatica anche a riconoscere la libertà di coscienza, può essere che il gioco non valga la candela.
Oggi Bersani replica, con una lettera, ad un editoriale fortemente critico di Sergio Soave pubblicato da "Avvenire" sul caso Binetti. La Bonino, scrive il segretario Pd, può benissimo esprimere un programma di coalizione; no, risponde il direttore del quotidiano, Marco Tarquinio, perché il nome e la storia di Emma costituiscono già un programma politico. La risposta di "Avvenire" è una pietra tombale sui tentativi di alcuni di rendere Emma appetibile per i palati dei cattolici progressisti. No, Emma no. Almeno su questa frontiera, gli elettori cattolici non possono avere sbandamenti. Con la candidatura Bonino, accompagnata dalla fuga della Binetti e di altri, non frana solo il progetto veltroniano, ma si rende evidente la profonda crisi culturale della sinistra. Non solo i postcomunisti stanno rinunciando a trovare una sintesi con l`esperienza cattolica, ma appaiono ormai i tardivi interpreti di un individualismo intriso di luoghi comuni e privo di riferimenti culturali forti. La sinistra sembra identificarsi sempre di più in un edonismo reaganiano senza Reagan, una rivendicazione di diritti senza libertà, un radicalismo incapace della spregiudicata mobilità dei radicali. E chiaro che sulla copia vince sempre l`originale: ed è in questo clima che Emma ha acchiappato al volo la bandiera ed è partita alla conquista di un elettorato di sinistra.
Ai cattolici di sinistra non resta che tentare di galleggiare sull`onda anomala della postmodernità, o ricavarsi qualche nicchia di testimonianza, ma in silenzio. Se proprio si deve parlare, si possono affrontare solo argomenti che non tocchino il nodo dell`antropologia cristiana, e che chiunque sia in grado di condividere in nome dei buoni sentimenti, come la povertà, l`immigrazione, e poco altro. Il discorso cristiano è ammesso nello spazio pubblico solo se non disturba il conducente, se non tocca punti sensibili, insomma se è compatibile con tutto. Emma inclusa.
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