Effetti marchionniani

Le tribolazioni andate in scena ieri al Comitato centrale della Fiom sono una delle conseguenze del ciclone Marchionne. Le Rsu Fiom della ex Bertone si sono dimesse dopo aver approvato, in un referendum, l'accordo voluto dalla Fiat. Il leader del sindacato dei metalmeccanici della Cgil, Maurizio Landini, ha parlato di "una porcheria", ma è restato al suo posto, resistendo così alle pressioni sia "di destra" - dall'ala più dialogante dei suoi capitanata da Fausto Durante - sia "di sinistra", cioè dai radicali di Giorgio Cremaschi. La Fiom ha insomma un grosso problema: sempre più, tra le sue file, si raccolgono gli ultrà dei diritti acquisiti e insostenibili, che sono sempre meno rappresentativi dei loro colleghi. I quali, infatti, quando si tratta di votare, votano con la loro testa e non con la testa del sindacato. Si tratta di un travaglio speculare alle esitazioni, pur meno clamorose, di Confindustria, che sul "Marchionne style" ha tenuto prima un profilo molto basso, e poi ha deciso di schierarsi solo quando è stato chiaro che non era più possibile evitare di misurarsi con la sfida del manager del Lingotto.
Le cronache si concentrano sulla dialettica interna al sindacato dei lavoratori e a quello dei padroni, ma così facendo rischiano di restituirci un'immagine distorta: perché questo è il classico caso in cui la notizia non è l'uomo che morde il cane, ma il cane che morde l'uomo. La notizia e la novità non stanno quindi negli sforzi delle classi dirigenti, ma nella chiara scelta di campo della base: la base lavoratrice, che ha capito che quello che oggi sembra un sacrificio necessario, domani potrebbe diventare un'opportunità. E una parte della base confindustriale, che ha trovato in Marchionne un capo azienda che dice pane al pane e libertà negoziale alla libertà negoziale. Le donne e gli uomini che nei loro rispettivi ruoli si conoscono, si frequentano e collaborano in azienda, hanno impresso uno sviluppo inatteso nelle relazioni industriali, facendo da cassa di risonanza all'incedere marchionniano. Hanno capito che ognuno, lavoratore o imprenditore, sa cosa vuole e può ottenerlo più facilmente - e con mutuo beneficio - negoziando in fabbrica piuttosto che concertando a Roma.
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