Ecco perchè chiamiamo negri gli africani (e abbiamo ragione)

Dalla Rassegna stampa

Caro Pierluigi Battista, mi rimproveri garbatamente sul Corriere della Sera di ieri di aver ostentato per ben due volte il sostantivo negro in altrettanti titoli di prima pagina. L`ho fatto apposta. Volevo verificare le reazioni di quelli che rispettano i negri a parole - venite venite, siamo vostri amici e vi ospiteremo volentieri - ma non muovono un dito se poi gli immigrati sono ridotti in schiavitù, sottopagati, maltrattati e costretti a vivere come insetti. Ciò che sospettavo potesse avvenire è puntualmente avvenuto. Hanno criticato il vocabolo (convinti erroneamente sia offensivo) e, quasi fosse trascurabile, sorvolato sulla realtà che ho descritto assumendo una posizione netta: la colpa dei disordini a Rosarno non è dei clandestini ma di chi li ha chiamati qui apposta per sfruttarli, cioè i mafiosi con l`acquiescenza della popolazione. A parte questo, le argomentazioni che usi per condannare all`indice «negro» sono deboli. Non lo dico io, per carità, bensì Manlio e Michele Cortelazzo curatori del nuovo Dizionario Etimologico di Zanichelli, da cui fedelmente riporto: «Di recente negro "di razza nera" è stato proscritto, come denigratorio, ma senza un obiettivo fondamento come faceva notare il Vademecum di giornalismo a cura di Sergio Lepri ed altri, stampato nel 1992 per l`Agenzia Ansa». Andiamo a leggere cosa dice il Vademecum di Lepri: «Fino a qualche tempo fa la parola negro non aveva nessuna connotazione dispregiativa; poi, per influenza dell`inglese (che preferisce black a nigger) e del francese (che usa noire e non nègre) anche in Italia c`è chi sostiene che negro non sia un`espressione simpatica e che debba essere sostituito da nero (nonostante che nero sia servito e serva ancora a indicare l`estremista di destra): in attesa che l`uso risolva il problema, si potrebbe suggerire di usare negro come sostantivo e nero come aggettivo». Se mi consenti, poiché non mi garba di assoggettarmi alle mode anglofone e ai tic del politicamente corretto, continuerò a scrivere e dire negro (sostantivo) adottando i consigli di Lepri che tutto mi sembra tranne che negriero, come d`altronde non hanno fama di negrieri Manlio e Michele Cortelazzo. Anche perché se negli Stati Uniti è giustificato un senso di colpa nei confronti dei negri, e si sente la necessità di risarcirli a buon mercato chiamandoli neri (che sforzo), in Italia non abbiamo la coda di paglia ed è ridicolo tentare di importarla come fai tu e molti altri miei censori. Quindi, rassicuro te e i lettori del Giornale che seguiterò a stare coi negri e non coi neri, i quali, essendo estremisti di destra, mi sono antipatici. Una annotazione che dovrebbe tranquillizzarti. Se ti capitasse fra le mani La luna e i falò di Cesare Pavese, vai al secondo capitolo: «... La confusione e il baccano della piazza avrebbero mimetizzato anche un negro...». Giuro, è scritto proprio negro. E Pavese non era uno sporco reazionario. Infine vorrei sapere il tuo giudizio su Ragazzo negro, romanzo edito da Einaudi negli anni Sessanta, e scritto da Richard Wright, negro pure lui. Credimi, ci sono più negri in letteratura di quanti ce ne fossero a Rosarno. E non calcolo la geografia: il fiume Niger e la Nigeria sono da cancellare? E neppure tengo conto della politica: che ne facciamo di Toni Negri? E nemmeno della storia: come lo chiamiamo Costantino Nigra?

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