Due pronunce favorevoli, un segnale

Il segnale inviato ieri a Caserta e non solo dalla maggioranza di governo non mostra alcuna ambiguità: bocciata la richiesta di arresto per concorso esterno in associazione mafiosa emessa dal gip Raffaele Piccirillo, bocciate le mozioni di sfiducia presentate al senato dal Partito democratico e da Idv. Nicola Cosentino continuerà a svolgere dunque, almeno per ora, le proprie funzioni di governo come sottosegretario all’economia peraltro in un ruolo assai delicato, come quello del Comitato interministeriale per la programmazione economica onorando, così, una delle regole implicite ma ben conosciute in certi ambienti: “il potere non si lascia”.
I piani sui quali si sono incrociate ieri le due pronunce sono diversi anche se il messaggio è univoco: la prima riguarda un procedimento giudiziario sul quale dovrà pronunciarsi l’aula di Montecitorio tra qualche settimana («ma le indagini vanno avanti comunque » assicurava ieri il procuratore di Napoli, Lepore»). Le mozioni di sfiducia invece (presentate anche alla camera dove quella del Pd è stata sottoscritta dall’Udc) erano solo la richiesta al governo di valutare «l’opportunità politica» della permanenza di Cosentino nel ruolo di sottosegretario. Ma anche qui la maggioranza, con lo sguardo rivolto anche alle inchieste sulle stragi del ’92 e ’93 che potrebbero coinvolgere il premier, si è trincerata dietro il «no alla Repubblica dei pentiti» (Quagliariello) e alla «presunzione di non colpevolezza» (sottosegretario Caliendo) prendendo tempo sulla pronuncia definitiva dell’aula sulla richiesta di arresto. La decisione della giunta per le autorizzazioni della camera di dire no all’arresto è stata presa con 11 voti a favore – quelli del Pdl e dell’udc Domenico Zinzi – 6 contrari (Pd, Idv e l’udc Mantini) e un astenuto (il radicale Maurizio Turco che così presenterà una relazione di minoranza.
Mentre al senato i due radicali non hanno partecipato al voto della mozione di sfiducia del Pd nonostante l’avessero sottoscritta).
Il voto dei Democratici a favore dell’arresto non deve stupire: «Su ipotesi di reato di mafia – spiega a Europa il presidente della giunta per le autorizzazioni, Pierluigi Castagnetti – si è sempre votato a favore sin dai tempi di Ds e Margherita e prima ancora del Ppi». Piuttosto Castagnetti punta il dito sul «quadro inquietante di intreccio tra politica e camorra» rappresentato nell’ordinanza del gip nella quale non ci sono “solo” le dichiarazioni di «ben nove collaboratori di giustizia che hanno pagato duramente la loro dissociazione – sottolinea – ma anche una loro verifica accurata, con incroci di intercettazioni e riscontri». E la fumosità del concorso esterno? «Da pagina 7 a 25 dell’ordinanza il gip confuta l’ipotesi si reato» risponde Castagnetti. Insomma, «non abbiamo fatto un processo, ma verificato la fondatezza dell’ipotesi di incolpazione. In presenza di gravi indizi, il provvedimento del gip è obbligato» dice sottolineando anche il comportamento discutibile di Cosentino: non solo non si è dimesso ma non ha presentato ancora ricorso al tribunale del riesame, forse contando di farlo dopo un voto del parlamento che lo protegga. Quel parlamento, aggiunge ancora il presidente della giunta, «che deve dare messaggi chiari». Appunto.
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