Due italiane dentro la fusione nucleare

«La strada verso una nuova energia». È il claim di Iter, maxiprogetto internazionale con l'obiettivo di trovare una soluzione sicura e pulita alla fame gobale di megawatt. Come? Riproducendo in modo controllato la fusione nucleare, cioè la reazione che alimenta incessantemente il sole e le altre stelle. E che finora l'uomo ha innescato solo nella versione incontrollata, la bomba H. Ora Iter, a cui partecipano Usa, Russia, Unione Europea, Cina, India, Giappone e Corea, sta finalmente prendendo forma: lo scorso anno sono partiti i lavori a Cadarache, in Francia, dove entro il 2020 verrà costruita (con un investimento di oltre 10 miliardi di euro) la macchina sperimentale, una ciambella del peso di 23 mila tonnellate che dovrebbe generare 500 mw di potenza con un input di soli 50 mw. E in queste settimane le imprese italiane si stanno aggiudicando importanti fette delle commesse assegnate dall'Agenzia europea Fusion for energy.
Alla Asg Superconductors della famifglia genovese Malacalza in corsorsio con Iberdrola Ingegneria y Costuccion e Elytt Energy, è andato l'ordine per la costruzione delle dieci bobine magnetiche che faranno levitare il plasma bollente (150 milioni di gradi) di deuterio e trizio, evitando il contatto con le pareti del contenitore. Ma sarà l'Italian consortium for applied superconductivity, un'alleanza tra l'aretina Tratos e la torinese Criotec sotto il coordinamento dell'Enea, a firmare il contratto per la realizzazione delle componenti più costose e tecnologicamente avanzate delle bobine, i cavi superconduttori, in grado di trasportare enormi quantità di energia grazie a una bassissima resistenza al passaggio dell'elettricità. È stato l'Ente di ricerca su nuove tecnologie, energia e sviluppo sostenibile a coinvolgere nel progetto le due aziende, seguendole passo passo fino all'aggiudicazione della commessa, che comprende forniture per il reattore di Cadarache e per l'impianto sperimentale giapponese JT60-SA e vale 49 milioni di euro spalmati su 5 anni: «Per la produzione dei cavi ci rivolgevamo al settore superconduttori di Kme, che è stato poi venduto a un gruppo finlandese», racconta Antonio della Corte, responsabile dei laboratorio superconduttività dell'Enea e referente dell'Iter per questa tecnologia. «Ci siamo quindi messi alla ricerca di un'impresa italiana con le competenze necessarie. E due anni fa abbiamo trovato Tratos, che realizza cavi per l'energia e le tlc ma non aveva esperienze nel campo dei superconduttori». Della Corte e il presidente di Tratos, Albano Bragagni, si sono accordati allora per sviluppare insieme un prototipo, adattando artigianalmente i macchinari di solito utilizzati da Tratos per i cavi elettrici e la fibra ottica. Il risultato ha superato sia le prove di qualificazione previste per le componenti del reattore sia l'esame Fusion for energy. Dopo l'estate l'azienda di Pieve Santo Stefano (Arezzo) inizierà quindi a lavorare alla commessa: «Intrecceremo i fili superconduttori fino a ottenere una corda di 35 millimetri di diametro. Le prime consegne sono previste per l'inizio del 2011», spiega Bragagni. Che quest'anno conta di raggiungere i 115 milioni di fatturato consolidato, considerando anche la filiale inglese nata dall'acquisizione di North west cables. Criotec Impianti si occuperà, invece, del cosiddetto jacketing, il rivestimento dei cavi con un involucro in acciaio trafilato. «Li inseriremo in un tubo rettilineo lungo in tutto 800 metri, con saldature in grado di sopportare gli sforzi creati dal campo magnetico e dalla temperatura vicina allo zero assoluto», sottolinea il titolare Guido Roveta. La società di Chivasso è specializzata del resto in impianti e attrezzature adatte a condizioni estreme: dai criocongelatori per la conservazione a -196 gradi di plasma e cordoni ombelicali alle camere di test per l'alto vuoto, che simulano le condizioni di pressione caratteristiche dello spazio. La clientela comprende ospedali e centri di ricerca, l'Agenzia spaziale e diverse aziende attive nei sistemi avionici. Ma anche il Cern di Ginevra, che ha acquistato linee di distribuzione di gas e schermi criogenici per l'acceleratore di particelle Large hadron collider.
I cavi realizzati da Criotec verranno poi lavorati nello stabilimento genovese della Asg (ex Ansaldo, specializzata proprio in sistemi magnetici superconduttori), dove verranno avvolti per formare enormi bobine a forma D del peso di 100 tonnellate ciascuna.
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