Il Duce non è più torinese: tolta la cittadinanza onoraria. La Lega scatena la bagarre

Dalla Rassegna stampa

Il duce non fa più parte dell’albo d’oro di Torino. La Sala Rossa con 29 voti a favore, tra gli applausi, ha revocato la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Una decisione che ha spaccato il Consiglio comunale: sono stati tre gli eletti contrari, oltre ad Angelo D’Amico di Forza Italia, ex guardia d’onore sulla tomba di Predappio, anche i consiglieri Maurizio Marrone e Paola Ambrogio. A questi si sono aggiunti gli astenuti, cinque consiglieri di Ncd, Lega Nord e Torino Libera. La mozione che revoca la cittadinanza data nel 1924 è passata però con una larga maggioranza.

Oltre a Pd, Sel, Moderati e Idv anche Centro per Scanderebech, Movimento 5 Stelle, e Alleanza per la Città. L’annunciato ostruzionismo di D’Amico non ha provocato effetti. È stato neutralizzato dal centrosinistra e dal capogruppo del Pd, Michele Paolino, che ha chiesto di rinviare tutte le delibere, stigmatizzando il comportamento del consigliere di Fi. L’unico modo per arrivare in maniera spedita alla discussione della mozione e chiudere la questione.Non sono mancati i momenti di bagarre, con un centrodestra agguerrito, pronto a rinfacciare alla maggioranza di fare solo campagna elettorale e di non voler discutere delle cose concrete. In piazza Palazzo di Città, poi nella loggia della Sala Rossa, presente l’annunciata delegazione dell’Anpi. «A chi sostiene che le priorità siano altre, ricordo che la maggioranza ha presentato questa mozione in dieci minuti e che in altri dieci si poteva votare per sanare una ferita », ha detto il primo firmatario Paolino. E poi si è rivolto a D’Amico: «Consigliere D’Amico oggi lei può portare avanti la sua battaglia contro la revoca della cittadinanza a Mussolini, ma se io avessi fatto la stessa battaglia nel ‘24 sarei stato arrestato, torturato, forse ucciso. Come uccisi sono stati Gobetti o i Martiri del Martinetto. Nessuno vuole rivedere la storia, ma la cittadinanza onoraria costituisce un Pantheon che proponiamo ai nostri figli, non vogliamo che in esso ci sia un dittatore che ha causato tante tragedie. La storia resta, così come Torino resta una città antifascista».

Parole che non hanno scalfito né D’Amico né altri nel centrodestra. Per tutta risposta la Lega Nord con il capogruppo Fabrizio Ricca e il consigliere Roberto Carbonero srotolano una bandiera con falce e martello, in sottofondo l’internazionale comunista. «Invito i presentatori della mozione ad ammainare il tricolore sulla facciata di Palazzo Civico, innalzando al suo posto la bandiera rossa dell’Unione Sovietica, la loro sola bandiera. Visto che non si discute delle questioni più urgenti per i cittadini, allora chiediamo di eliminare ogni riferimento ai regimi comunisti, che hanno causato milioni di vittime, come corso Unione Sovietica. Siete solo dei comunisti piccoli così». Bagarre. Ferraris sospende il consiglio. Al Carroccio risponde il radicale del Pd, Silvio Viale, che sul bavero della giacca attacca una stella di David: «Sono certo che dal 1945 ad oggi nessun Consiglio comunale, nessun sindaco avrebbero mantenuto la cittadinanza onoraria a Mussolini, se ne fossero stati al corrente. Cancellando quell’episodio compiamo un atto dovuto». E rimbrotta il capogruppo della Lega: «Se tu scoprissi che Minghetti è cittadino onorario di Torino, tu che hai sempre promosso le iniziative per ricordare i moti del 1864 per Torino capitale, faresti fuoco e fiamme. La difesa di Mussolini è una vergogna, questa città non lo ha mai amato e non possiamo accettare che sia cittadino di Torino il promotore di leggi razziali». E il capogruppo di Sel Michele Curto aggiunge: «Nella città Medaglia d’oro della Resistenza, mi sembra lapalissiano arrivare alla revoca. Dovrebbe essere un atto dovuto».

D’Amico attacca l’Anpi, definita come «una piccola minoranza folcloristica». E poi la butta sul populismo: «Ci troviamo a votare un atto inutile, mentre i torinesi che dormono nelle macchine con i figli e sono senza lavoro. C’è una crisi profonda e noi qui ci prendiamo il lusso di perdere del tempo per discutere del nulla, vi fate dettare l’agenda da un giornale, per fini elettorali. Se vogliamo fare revisionismo, facciamolo, ma a 360 gradi. Cancelliamo anche il giorno della Memoria, tanto non c’è più da ricordare nulla». In mezzo ci sono gli scettici, come Enzo Liardo di Ncd, che si è astenuto e tira in ballo il Cavaliere, come icona che non riesce più a tenere insieme la sinistra: «Questa è una città sbadata, nessuno fino si era accorto della cittadinanza onoraria a Mussolini. Mi sembra anacronistico questo provvedimento. Il cartello di Berlusconi non funziona più come collante per la sinistra che oggi ha tirato fuori questo argomento». Maurizio Marrone, invece, tira in ballo il premier Renzi e le coreografie cantate dai bambini nella scuola visitata dal presidente del consiglio: «Un po’ di ironia, l’argomento non mi appassiona », dice. E poi: «Repubblica spara un colpo e i consiglieri del Pd fanno la corsa per chi firma per primo. Vi fate dettare l’agenda dal giornale e non vi siete accorti che nell’albo d’oro c’è anche Italo Balbo».

 

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