Il dramma di Marcinelle e la tragedia dimenticata di chi lavora senza diritti

Dalla Rassegna stampa

Chiamasi amnesia lacunare un particolare disturbo della memoria che interessa uno specifico periodo di tempo, che non viene ricordato dal paziente. Sui giornali di ieri l'altro, pochi trafiletti riportavano l'anniversario della tragedia di Marcinelle. Era l'8 agosto '56 quando, nella miniera di Marcinelle, nel sud del Belgio, persero la vita 262 minatori in gran parte immigrati italiani. Non sono mancati negli anni commemorazioni, pubblicazioni e persino una discreta fiction televisiva per ricordare il dramma. Ciò che è davvero mancata è stata la capacità di fare di un grande dramma sociale e nazionale una vera e propria epopea: ossia una narrazione intensa e formativa, in grado di lasciare una traccia forte nell'immaginario e nell'identità di un popolo e del suo percorso di crescita e di emancipazione. Basti considerare che solo in questi giorni esce un libro assai bello di Paolo Di Stefano, La Catasròfa (Sellerio ), dedicato a quella tragedia. Il nome di Marcinelle ha stentato così a diventare un'occasione di denuncia dell'assenza di diritti in materia di sicurezza sui posti di lavoro, soprattutto nei confronti della manodopera straniera. Mentre la stampa francofona si soffermò, infatti, sulla fatalità dell'evento, la stampa italiana denunciava la discriminazione subita dai lavoratori italiani esclusi dalle tutele previste per quelli belgi. Con la consapevolezza di correre il rischio della retorica, vale la pena ricordare che le stesse discriminazioni, la stessa assenza di tutele, valgono verso altri lavoratori, immigrati in Italia, regolari e irregolari, stabili e stagionali. Ricordarlo, in occasione di un anniversario come quello di Marcinelle, può se non altro contrastare l'amnesia lacunare che sembra aver colpito, da qualche decennio, la nostra cultura nazionale.

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