Draghi: senza correzioni altri Paesi a rischio

Dalla Rassegna stampa

All’Europa serve - e il caso della Grecia lo dimostra - un governo dell’economia più forte, un nuovo patto di stabilità. Il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi torna a sollecitare i governi della Ue, intervenendo nella sua veste di presidente del Financial stability board ad un dibattito presso la Pontificia accademia delle scienze sociali. I pericoli però, avverte, non vengono solo da Atene e dal Vecchio continente. «Ci sono altri paesi nel mondo che, senza misure di aggiustamento precauzionale, sono esposti a rischi simili» dice facendo riferimento ai grandi squilibri della bilancia dei pagamenti dei Paesi del G20 «che sono ancora con noi» e che possono portare cambiamenti nei flussi finanziari. La possibilità di «un’improvvisa inversione negativa è quindi alta, come dimostra la situazione in Grecia», afferma spiegando inoltre che «se si deteriorano le condizioni economiche e non avremo riformato il sistema finanziario, dovremo affrontare il rischio di un rinnovato avvitamento verso il basso». Le opzioni per ulteriori allentamenti fiscali e monetari, ha aggiunto, sono limitate, forse inesistenti. «La solidità del sistema finanziario è perciò cruciale per la sostenibilità della ripresa economica».
Draghi parla del quadro internazionale ma sotto tensione, dopo i fatti della Grecia, c’è soprattutto l’Europa. Ed è quindi un segnale positivo quello che per l’Italia è arrivato dai dati che confermano in aprile il miglioramento del fabbisogno statale. È stato di 3,6 miliardi di euro inferiore a quello dello stesso mese del 2009 e nei primi quattro mesi è stato più basso di 6,6 miliardi rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. In cifre assolute ha toccato quota 41,9 miliardi di euro, che non è certo poco, anzi, ma che conferma il rallentamento dopo la significativa salita del 2008 e soprattutto del 2009, quando in rapporto al prodotto toccò il livello massimo degli ultimi tredici anni. E si tratta senza dubbio anche di una buona notizia per il debito che, pur restando alto, crescerà meno. Cosa che di questi tempi, con la crisi greca che turba i mercati, rappresenta appunto un buon segnale. Il miglioramento del fabbisogno rispetto allo stesso mese del 2009, sottolinea una nota del ministero di via XX Settembre, si deve al «venir meno di alcuni pagamenti» e al rallentamento della flessione del gettito tributario.
Per l’Europa comunque Draghi come si è detto ha una ricetta precisa: «La lezione della crisi è che occorre rivedere il concetto del Patto di stabilità e crescita e rafforzare il governo economico dell’Unione». Finora, rileva infatti, esso è consistito in «un meccanismo di osservazione dei bilanci pubblici». E’ necessario ora renderlo più incisivo ed estenderlo all’area delle riforme strutturali perché «l’assenza di tali riforme è il motivo alla base della mancata crescita». Non bisogna quindi attuare le riforme gradualmente per evitare di compromettere la fragile ripresa in atto. «La ripresa è troppo fragile per permettere temporeggiamenti».
E sulle regole ieri è tornato ad insistere anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che però sottolinea il ruolo primario dei governi e della politica rispetto ai tecnici. Oggi l’Ocse, annuncia il ministro,
presenterà un «primo documento» su global legal standard, cioè muove regole di diritto e finanza, «un’idea che sta andando avanti, anche se, naturalmente, è un’utopia scrivere tavole di diritto globale. Il nostro cammino è piu lungo e complesso, ma credo che sia quello giusto e credo che anche l’Europa, pur con i suoi macchinismi, vada in questa direzione».
Nel quadro delle azioni a sostegno della crescita prosegue intanto l’operatività della moratoria dei debiti delle piccole e medie imprese decisa con l’avviso comune fra banche, associazioni imprenditoriali e ministero dell’Economia lo scorso agosto. Le domande di sospensione dei debiti pervenute al 31 marzo, comunica il ministero di via XX Settembre, sono state circa 170 mila per un debito residuo pari a più di 50 miliardi di euro. Si tratta di circa il 15% del complessivo stock di debiti delle Pmi verso il sistema bancario. Tra i settori che ne hanno fatto ricorso spiccano industria, commercio, alberghi e altri servizi e ben il 54,3% delle domande è riferito ad imprese residenti nel Nord Italia. La quota restante riguarda tutto il Centro Sud, precisa il presidente dell’Abi Corrado Faissola, sottolineando che «le banche hanno reso disponibili per le imprese 9,5 miliardi di euro relativi alle quote di capitale sospese».

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