Le doppie dimissioni del ministro di sangue Dc

In un Paese dove staccare un fondoschiena da una sedia è praticamente impossibile, si meriterebbe almeno una, puntata dello «Show dei record», la trasmissione di Canale 5 sui primati più inverosimili.
Un ministro che si è dimesso due volte non sfigurerebbe davanti allo stuntman più basso del mondo o al temerario thailandese capace di baciare sulla testa un cobra reale. Niente però, ripagherebbe Claudio Scajola dell’umiliazione patita. Niente, nemmeno una prestigiosa onorificenza come quella che tre mesi fa gli hanno dato a San Marino: Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Equestre di Sant’Agata. «Un alto riconoscimento per gli amici della Repubblica», come ha tenuto a specificare il ministro degli esteri sammarinese. Il che equivale a qualificare Scajola come «non amico» di Giulio Tremonti, il quale ha dichiarato praticamente guerra alla Repubblica del Titano.
Ma che il superministro dell’Economia non abbia mai amato il suo ex collega non è una novità., Piuttosto, gli altri colleghi. Risatine, sfottò, battute feroci come quelle che: giravano ieri in Transatlantico. Cose del tipo: «Dov’è Scajola? In guardiola». Oppure: «Per lui un nuovo incarico, ministro alle Dimissioni senza portafoglio con assegni». Fra gli autori dei lazzi, anche uomini del suo partito. Del resto, durante la sua lunga carriera Scajola si è visto affibbiare ogni genere di appellativo. Da «sciaboletta» per la conformazione brevilinea, a «caposcorta» per il piglio militaresco. Fino all’inarrivabile «Skyola», coniato da chissà chi, allusivo dello strano fenomeno di quella linea aerea da Albenga (nel suo collegio elettorale) a Roma che miracolosamente risorgeva ogni volta che gli davano un ministero. Un altro al suo posto, quando nel 2002 aveva dovuto lasciare il Viminale dopo soltanto un anno, avendo definito il giuslavorista Marco Biagi assassinato dalle Brigate rosse «un rompicoglioni che voleva solo il rinnovo della consulenza», avrebbe forse gettato la spugna. Lui no. E dopo un annetto era di nuovo al governo.
Questione di dna: autentica Balena bianca. Tenuto a battesimo da Maria Romana De Gasperi, la figlia di Alcide, alla cresima gli ha fatto da padrino Paolo Emilio Taviani, il capo della Dc ligure. Suo padre Ferdinando è stato sindaco di Imperia. Poi lo è stato suo fratello maggiore Alessandro. Quindi lo è stato lui. E ha avuto la prima disavventura. Nel 1983 lo arrestarono per un’inchiesta sul Casinò di Sanremo e per la prima volta provò il fiele delle dimissioni. Per giunta passò ben 72 giorni in gattabuia. Nel 1988 venne scagionato e nel figgo era di nuovo nel municipio di Imperia. Pronto a iniziare una scalata inarrestabile che l’avrebbe portato da sindaco democristiano a coordinatore di Forza Italia. Infine ministro. E siccome non ha mai lasciato niente al caso, quando ha sentito odore di incarico ministeriale ha finito gli esami universitari che aveva lasciato in sospeso e si è laureato. A Genova, con 100 su 110, all’età di 53 anni.
In una intervista dell’ottobre 2007 rilasciata a Libero «nella sua bellissima casa romana con veranda a un millimetro dal Colosseo» (parole della giornalista Barbara Romano) ha raccontato: «Il giorno stesso sono
volato da Berlusconi e gli ho detto: "Da oggi sono dottore!". Lui mi ha guardato come se fossi matto,..». Scajola stesso, in effetti, si è definito «un pò maniacale». La sua «bellissima casa romana» è piena di orologi e ogni domenica mattina, alle 7.30 in punto gli passa in rassegna. Aggiusta l’ora, sistema i pendoli, sincronizza le lancette. Poi annota tutto su un quadernetto. «Una cosa che non finisce mai», ha confessato a Libero, «perché essendo metallici risentono della stagionalità. Ma la soddisfazione di sentirli suonare tutti alla stessa ora ti ripaga dalle fatiche». Contrariamente a quanto si può pensare, non è una mania fine a se stessa. Perché anche gli ingranaggi del sistema di potere che gli sta intorno marciano come quelli di un orologio.
In parlamento può contare sui fedelissimi: nel 2008, per esempio, ha fatto nominare deputato il suo ex
braccio destro al ministero Ignazio Abrignani. Ma può sempre fare fede pure su personaggi chiave dell’entourage berlusconiano, qual è l’ex capitano della Finanza, poi consulente della Fininvest, Massimo Maria Berruti. Per non parlare del mondò dell’economia e della finanza. Un assaggio? Suo fratello Alessandro, ex deputato Dc, è vicepresidente sia della Banca Carige sia dell’Autostrada dei Fiori che faceva capo al defunto potentissimo Marcellino Gavio. Presidente della concessionaria è Gian Franco Carli, produttore dell’Olio Carli che Scajola ha sponsorizzato a Cavaliere del lavoro. E anche il giovane Pier Carlo Scajola, rampollo dell’ex ministro, era sulla buona strada: qualche mese fa ha comprato una società che si chiama Agena per mettersi in affari nel settore energetico, per la precisione nel campo della «generazione di energie alternative». Proprio mentre il papà era ministro dell’energia. Quando la classe non è acqua..
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