La doppia retromarcia di Hollande

«Un inaccettabile cedimento», no «un doveroso passo indietro ». Infuria la polemica, in Francia, dopo che il presidente della repubblica, François Hollande, a qualche giorno dalla serie di manifestazioni che hanno portato in piazza 70mila persone contro i matrimoni gay, ha aperto uno spiraglio sull’obiezione di coscienza dei sindaci. «Una volta approvata, la legge dovrà essere applicata. Ma – ha ricordato Hollande – esistono già forme di deroga, che possono essere estese». Nessun cedimento, quindi, sull’applicazione delle norme che dovranno essere garantite ugualmente per tutti, ma un richiamo, pragmatico nelle intenzioni, alla possibilità di derogare a vice, ad assessori o a consiglieri municipali qualora si dovesse sentire un «problema di coscienza».
La deroga, ovviamente, è già ampiamente utilizzata, specialmente nelle grandi città, e va ricordato che i sindaci che al momento dicono di non voler celebrare nozze gay sono 416 su 35mila in tutto. Questo, mentre i sondaggi continuano a fotografare una popolazione in maggioranza favorevole all’estensione del diritto matrimoniale (65 per cento) come per le adozioni (52 per cento).
D’altronde, oltre la possibilità di deroga, Hollande non sarebbe potuto andare, visto che l’applicazione della legge uguale per tutti è un principio costituzionale. Strumentale appare, quindi, la polemica sollevata dalla sinistra. Soprattutto da quella più radicale, come mezzo per puntare il dito contro i difetti noti e inveterati dell’uomo, da sempre pronto alle mediazioni, a mettere tutti d’accordo, ad aggirare gli ostacoli più che a prendere i problemi di petto. Una cifra caratteriale che, a seconda dei casi e dei punti di vista, appare come una virtù o come un difetto e che sembra a molti all’origine della rapida discesa nei sondaggi. Risalito al 42 per cento di apprezzamenti, dal 41 di ottobre, ma comunque sempre molto in basso, al 58 di opinioni negative, tutte insofferenti per lo scarso decisionismo, per l’incertezza nei rapporti con le parti sociali e con il governo, nella scarsa chiarezza della linea politica.
Normale, perciò, che nel contesto di una legge sui “matrimoni per tutti” che ha aperto un ampio dibattito nel paese, le sinistre ne approfittassero per attaccare. A cominciare dai Verdi e dal loro storico ex segretario Noël Mamère, che da sindaco già qualche anno fa, contando sul fatto che nella Costituzione non si fa riferimento al sesso dei coniugi, aveva celebrato alcuni matrimoni gay, in seguito annullati. «Hollande ha fatto prova della solita mollezza inspiegabile», ha dichiarato ieri. Seguito a ruota dalla ministro della giustizia, la radicale di sinistra Christiane Taubira, che ne ha approfittato per ribadire i paletti costituzionali entro i quali leggere la dichiarazione del presidente: «Si potrà, come già avviene, delegare – ha fatto sapere – ma è fuori questione che un comune possa rifiutare la procedura». Dure verso il presidente anche la parte della destra e del centro favorevoli alla legge. L’ex Ump Chantal Jouanno ha dichiarato seccamente: «Che ci sia libertà di coscienza nel voto parlamentare, va bene. Nell’applicazione della legge, no». Scontata, infine, la soddisfazione degli oppositori, al punto che il neosegretario Ump Jean-François Copé ha parlato ieri «dell’inizio di una retromarcia».
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