Dopo Monti sale Renzi I Democratici tremano

Sembrerebbe un'incoronazione, ma forse è solo un abbraccio.
Mortale. Domenica era stato Eugenio Scalfari a rendere esplicito il proprio pensiero su Matteo Renzi. «Immaginiamo - aveva scritto - per amore d'ipotesi che i voti populisti di questo tipo si raccolgano insieme e mettano in imbarazzo la maggioranza parlamentare futura o addirittura la scavalchino come reagirebbero i mercati? E immaginiamo che quel bel ragazzo di Matteo Renzi, abilissimo nell'arrampicarsi sulla pertica dell'"outsider", sia lui a guidare un moncone dell'ex Pd insieme ad un moncone del Pdl e spetti a lui rappresentarci in Europa». «Il presidente della Bundesbank - era la sentenza finale - un'ipotesi del genere per buttare l'Italia fuori dall'euro se la sogna la notte». Insomma, non serve un esegeta per capire che il Fondatore non ha alcuna intenzione di schierarsi dalla parte del sindaco di Firenze. Eppure ieri mattina, sulle pagine del quotidiano di Largo Fochetti, i lettori hanno trovato, forse con un po' di sorpresa, un sondaggio Demos non proprio in linea con le tesi di Scalfari. O forse sì. Perché anche se il titolo dell'analisi di Ilvo Diamanti è «Nel Paese indeciso sale la stella di Renzi», l'impressione è che non si tratti esattamente di un'esaltazione di Matteo. Per capirlo basta guardare i dati, ma anche leggere le prime righe dell'articolo: «L'estate sta finendo. Ma l'incertezza politica no. Il sondaggio riproduce questo clima d'opinione uggioso. Da cui emerge un solo solido riferimento. Mario Monti». Il premier, infatti, è in testa alla classifica del gradimento dei leader con il 55,2% dei consensi, in crescita di quasi 4 punti rispetto allo scorso maggio (51,7%). E Diamanti non ha dubbi: «Gli italiani - la maggioranza di essi, almeno - vuole un governo "politico". A condizione che a guidarlo sia Monti». L'analisi, quindi, lancia l'idea di un bis del Professore. Che evidentemente eviterebbe la «coalizione dei populisti» guidata da Renzi e bocciata nettamente da Scalfari. Non a caso, nei primi sei posti della stessa classifica di gradimento, non compare alcuno dei principali leader politici. Al terzo posto c'è Luca Cordero di Montezemolo (39,8), quindi Corrado Passera (36,6), Emma Bonino (36,2). E perfino Elsa Fornero, sesta con il 35,9%, è più «gradita» di Pier Luigi Bersani che la segue con il 31,8%. E se Angelino Alfano si piazza decimo (27,8), Silvio Berlusconi è penultimo (19%) toccando l'indice di fiducia più basso degli ultimi anni. Peggio di lui solo Umberto Bossi (9,5). Certo, il sindaco di Firenze è secondo, e il suo è un vero e proprio exploit visto che a maggio era un «non classificato» mentre oggi può contare sul 42,5%. Perché? Facile. Come spiega Diamanti «ha un sostegno trasversale» ed «è particolarmente apprezzato dagli elettori "critici" e delusi del centrosinistra, oggi vicini al Movimento 5 Stelle, all'Idv oppure confluiti nell'area grigia dell'incertezza». Tradotto: il sindaco piace ai «populisti», all'antipolitica. Che comunque non gode di grandi consensi visto che il M5S passa dal 16,5% al 14,5% e l'Idv dall'8,4% al 7,8%. E sia Antonio Di Pietro (dal 36,4% di maggio al 28,9% di settembre) che Beppe Grillo (dal 33,6% al 27,7%) perdono intorno ai 7 punti di gradimento. Il colpo finale al sindaco arriva dalla rilevazione che riguarda le primarie. Si votasse oggi Bersani vincerebbe con il 43,5% mentre Renzi arriverebbe secondo con il 27,7%. «Tra i suoi sostenitori - è l'analisi -, sono più numerosi i cattolici praticanti e le persone che si collocano a centro-sinistra, ma anche a destra oppure "fuori" rispetto al tradizionale asse ideologico». Quasi una risposta indiretta al segretario Democratico che domenica, da Reggio Emilia, aveva invitato i partiti che non svolgeranno le primarie a «riposarsi». «Anche i loro elettori hanno voglia di partecipare - era stata la sua domanda - o pensano di mandarli alle nostre?» Un'accusa, quella di essere una quinta colonna della destra all'interno del Pd, che Renzi si porta dietro da tempo e che, c'è da scommeterci sarà uno degli argomenti più cavalcati dai suoi detrattori. Ma anche un fatto che preoccupa particolarmente i Democratici che, proprio per questo, starebbero lavorando a primarie con doppio turno. Non a caso l'unico commento ufficiale della giornata arriva dal responsabile organizzazione del Pd, Nico Stumpo: «Il sondaggio condotto da Demos conferma la credibilità raggiunta in questi anni dalla leadership del segretario del Pd quale candidato premier di un forte centrosinistra di Governo. Con Bersani il Pd si candida autorevolmente alla guida della ricostruzione del Paese».
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