Donne italiane, negli Usa le studiano

Dalla Rassegna stampa

Donne italiane e donne cinesi, tanto lontane eppure unite, anche se solo per un giorno, da una battaglia comune e sostanziale: far sentire la propria voce nei rispettivi paesi e provare ad invertire un trend che le vuole, in un modo o nell'altro, messe in un angolo. Da un lato, dunque, le donne cinesi, impegnate nella necessità di cambiare gli obiettivi e i comportamenti tipici del paese con l'economia più in crescita al mondo. Dall'altro, le italiane e il loro dire "basta" attraverso i media, la politica e persino la semplice quotidianità, per provare a colmare finalmente un gap generazionale che sembra, invece, negli ultimi anni, essersi ingigantito a dismisura. Le donne cinesi e le donne italiane, in un binomio che può apparire addirittura stonato, si alterneranno oggi pomeriggio, all'Hudson Theatre di New York, nel corso dei lavori del summit Women in the World che è stato aperto ieri sera dal saluto di Tina Brown, editore del Daily Beast e di Newsweek, organizzatori dell'evento.
 
Il panel dedicato al nostro paese, intitolato proprio "Le donne italiane al contrattacco", vedrà la presenza di Emma Borino, di Violante Placido e della corrispondente dall'Italia di Newsweek e del Daily Beast, Barbie Latza Nadeau, moderate da Leslie Stahl, corrispondente per la nota rubrica politica televisiva, "60 minuti".
 
L'importanza dell'evento, al quale parteciperanno personaggi del calibro di Condoleeza Rice, Madeleine Albright, Hillary e Bill Clinton, e giornalisti come Christiane Amampour, Charlie Rose e Barbara Walters, rende particolarmente straordinario il fatto che, un'intera sezione, sia dedicata alla situazione italiana che viene, in tal modo equiparata, a quella di paesi in cui la condizione delle donne è certamente difficile e problematica. "L'obiettivo di questa riunione spiega, tuttavia, Emma Bonino - non è semplicemente quello di suscitare interesse bensì di determinare un'assunzione d'impegno ben precisa per il prossimo anno da parte di tutti i partecipanti alla due giorni di dibattito".
 
La serata inaugurale è stata dedicata in particolare ad interventi relativi alla situazione dei paesi del Medio Oriente "pionieri della nuova era di dissenso", come titolava il programma della sessione moderata da Chrisciane Amanpour e alla quale sono intervenute Wajeha H. Al-Huwaider, giornalista e attivista dei paesi arabi; l'iraniana Sussan Tahmasebi, co-fondatrice della rete per i diritti civili delle donne "One Million Signatures Campaign”; Dalia Ziada, autrice e attivista egiziana e Zainab Salbim, fondatrice e amministratrice di Women for Women International.

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