Le donne inascoltate

L´iter faticoso della pillola Ru486 mette il dito su una piaga profonda del nostro Paese: ciò che pensano le donne è raramente compreso, spesso è incomprensibile, e quindi non conta. O conta molto poco.
Non si spiega in altro modo il braccio di ferro che dura ormai da anni sull´introduzione di una modalità di interruzione di gravidanza, quale è la Ru486, approvata prima dall´Organizzazione mondiale della sanità e poi dall´Ente europeo per il Controllo sui farmaci, e quindi introdotta progressivamente in tutta Europa (ad eccezione soltanto di Irlanda e Portogallo) negli anni ´90 e negli Stati Uniti nel 2000.
Nel nostro Paese la pillola è stata approvata dall´Aifa, che ? è bene chiarire ? è un organismo tecnico-scientifico (un analogo esiste in tutti i Paesi occidentali) di altissimo livello, che ha il compito di decidere se un determinato farmaco, dopo aver completato l´iter di sperimentazione scientifica, ha le caratteristiche per essere distribuito negli ospedali o nelle farmacie, e con quali modalità questo deve avvenire. Dunque l´autorizzazione Aifa riguarda l´efficacia e la "sicurezza" della Ru486, e non il suo confronto con l´interruzione chirurgica di gravidanza. Ora la commercializzazione ha subito un nuovo stop, con la richiesta del parere del governo.
Ora, è legittimo tutelare la salute della donna, anche a costo di mettere in dubbio e rivedere tutti gli studi effettuati nel mondo, ma è innegabile che l´opposizione alla diffusione di questo metodo appare soprattutto, come è stato da più parti dichiarato, il timore che l´interruzione di gravidanza effettuata con un farmaco, invece che con un bisturi, sia presa più "a cuor leggero" dalla donna. Chi sostiene questa tesi dimostra, a mio parere, di conoscere molto parzialmente il rapporto della donna con il dolore e con l´amore per la vita. Interrompere una gravidanza è per ogni donna una decisione che ferisce l´essenza dell´animo e della biologia femminile. L´essere madre è una pulsione del Dna ed è la realizzazione più appagante dell´io femminile. Come si può pensare di influenzare la scelta di rinunciare a questo evento, soltanto rendendolo meno traumatico dal punto di vista fisico? Come si può sottovalutare fino a questo punto il dolore di una donna che si trova nella necessità tragica di dover abortire?
Certo, possono verificarsi casi limite di donne che usano l´interruzione di gravidanza al posto del contraccettivo; ma l´esercito silenzioso delle donne che si avvicina all´interruzione di gravidanza, si porta dentro il dramma di una decisione lacerante che non avrebbe mai voluto prendere. Ci si ritrovano per un errore tragico, per ignoranza, per disperazione, a volte per motivi psicologici insondabili; decidono di interrompere una gravidanza quasi sempre da sole, a volte con le loro madri o con le sorelle, più raramente con il loro uomo. Si tratta di persone estremamente fragili in quel momento, e se vogliamo proteggerle e salvarle davvero, non serve dire no alle novità della ricerca biomedica, che potrebbero rendere meno traumatica la loro decisione e la loro vita futura.
In Francia dove la pillola abortiva è nata (lo scopritore fu il biologo Etienne-Emile Baulieu nel 1981) ed è in uso da 20 anni le interruzioni di gravidanza non solo non sono aumentate, ma sono addirittura diminuite. Io credo che dovremmo occuparci di più delle donne, e soprattutto molto prima che il dilemma di una gravidanza non desiderata si possa presentare. Dovremmo impegnarci sulla maternità consapevole, sull´informazione e l´educazione circa i metodi contraccettivi. E poi dovremmo accompagnare l´eventuale scelta di interruzione con strumenti medici e giuridici che non aggiungano un dramma al dramma. Per esempio dovremmo educare all´uso della pillola anticoncezionale, che è stata molto demonizzata, e invece si è scoperto che ha addirittura poteri protettivi nei confronti del temibile tumore dell´ovaio. Dovremmo diffondere l´uso del preservativo come atto di amore e di rispetto nella coppia, anche occasionale
È in questo spirito preventivo-educativo che è stata approvata la legge 194, che ha reso l´aborto legale nel nostro Paese. Una legge sacrosanta, perché legalizzare non significa promuovere, ma sottrarre alla clandestinità fenomeni o eventi che non si possono sradicare né con una legge né con l´assenza di una legge. È inutile chiudere gli occhi: se una donna arriva al punto di voler interrompere la sua gravidanza, lo farà, anche se il resto della società le volta le spalle. Qui sta l´incomprensione profonda del pensiero femminile. Sul perché oggi non possiamo intervenire, ma sul come, sì; tanto più se la scienza ci dà degli strumenti di riduzione del trauma fisico. Mi auguro quindi che il ministro Sacconi continui sulla via illuminata che ha annunciato, e si schieri decisamente a favore del pensiero femminile dando rapidamente e finalmente il via libera alla diffusione della Ru486.
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