Le donne, ancora cittadini di serie B

Le donne? Oggi sono più vivaci degli uomini. Una donna simbolo del futuro? La senatrice a vita Elena Cattaneo. Contro le discriminazioni? Ci vorrebbe un’autorità garante. Questo in sintesi il Bonino-pensiero nell’anno 2013. Il ministro degli Esteri indica quattro giovani imprenditrici, sedute a un tavolo durante la riunione per promuovere il ruolo delle donne nel campo della sicurezza alimentare al prossimo Expo 2015, e dice «c’è un mondo di giovanissime straordinarie, il problema non è inventarsi il talento al femminile il problema è riconoscerlo e valorizzarlo». Loro, tutte sotto i trent’anni, sorridono arrossendo. Rappresentano perfettamente, secondo Emma Bonino, «quella presenza femminile vibrante, da poco riconquistata nel nostro Paese. Tutta questa vivacità al maschile io non la vedo».
Secondo il ministro le donne sono più vitali nel campo dei diritti umani, in quello imprenditoriale, nella ricerca. La neo senatrice a vita Elena Cattaneo ad esempio, «è una donna che ha una grande capacità di rompere gli schemi e può rappresentare il futuro». In una società in cui «l’apparenza conta più del merito», le donne hanno però bisogno di essere difese, dal femminicidio, dalle discriminazioni. «C’è una direttiva europea che prevede un’authority contro tutte le discriminazioni» continua il ministro. «Mi piacerebbe che anche noi , avessimo un garante contro quelle religiose, razziali e di I genere. Anche per i maschietti, s’intende, non un ghetto al femminile».
La vita, per le donne è più dura: devono sempre dimostrare di essere «due volte più brave e tre volte più preparate» degli uomini, lo sa bene Bonino, entrata in Parlamento a metà degli anni 70. «Donna, trentenne e radicale, ero considerata una signorina davvero strampalata nel ‘76». Le è capitato di essere discriminata? «Ricordo che in quel periodo Mauro Mellini (ex parlamentare del partita radicale) era ammalato e toccò a me fare la relazione di minoranza sulla riforma dei servizi segreti. Ho passato l’estate a studiare la riforma, vado in aula, faccio la mia relazione con tutto il batticuore che si può immaginare a 30 anni, esco e il ministro dell’Interno Cossiga mi manda un biglietto: "Cara collega, lei oggi era molto elegante"».
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