Don Verzè, i vip e il «caffè corretto»

Dalla Rassegna stampa

Sotto una pioggia battente, nella chiesa di San Giorgio a Illasi, la città in provincia di Verona che gli aveva dato i natali 91 anni fa, si sono svolti i funerali di don Verzé, morto proprio nel giorno dell'asta per la vendita del centro ospedaliero che aveva contribuito a fondare nel '58, e nel pieno delle inchieste per tangenti, truffe e abusi edilizi, con un buco di bilancio da un miliardo e mezzo di euro e il suicidio del suo direttore finanziario Mario Cal.

Alla camera ardente a Milano l'attore Renato Pozzetto, l'ex ministro della Salute Ferruccio Fazio e, unico rappresentante delle istituzioni, il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. La veglia si conclude con l'Ave Maria cantata da Al Bano, che è anche autore dell'inno del San Raffaele che lo ricorda così: «Andava oltre i problemi finanziari, era un uomo senza una lira in tasca: i soldi erano l'ultimo suo pensiero». Al funerale, in prima fila, lo stato maggiore del San Raffaele: la vice presidente dei "Sigilli" Gianna Maria Zoppei, Giuseppe Profili e Vittorio Malacalza e Maurizio Savi. Tra le corone di fiori spicca quella di Letizia Moratti. «Troppo fango su don Verzé» dichiara nell'omelia monsignor Zenti e sottolinea «Riconosceva di aver debordato». «Diceva Don Milani: se uno alla fine della vita ha le mani completamente pulite vuol dire che le ha tenute in tasca - dichiara il filosofo Massimo Cacciari - Noi siamo docenti e ricercatori che hanno lavorato con don Luigi su grandi progetti che dovrebbero interessare tutto il Paese: un patrimonio di tutti, la struttura di ricerca privata più importante che abbiamo in Italia».

In ritardo, arriva Vittorio Sgarbi, che non si trattiene: «È un'inchiesta di m... che colpisce tutti quelli che sono amici di Berlusconi». E aggiunge: «Don Verzé era favorevole al preservativo, dove ci sono malattie gravi come in Africa e dove c'è rischio di epidemie, disponibile all'eutanasia in caso di malattie... Anche la malattia psicologica è una malattia: e nel momento in cui ha perso le motivazioni della sua impresa può aver detto a qualcuno aiutami ad andarmene, è la misura di una condizione di mortificazione determinata da un'inchiesta ingiusta. Condivido quello che ha detto Cacciari che, peraltro, non mi è mai stato molto simpatico».

Mentre si decidono i destini del San Raffaele, tra le offerte del re della sanità lombarda Rotelli e quelle dello Ior, dal suo sito Beppe Grillo lancia l'allarme: «Aveva 91 anni e sembrava in ottima salute come a suo tempo Papa Luciani, per rimanere nell'ambito religioso, o Sindona, per spaziare nell'ambito affaristico clericale. Anche se l'infarto fosse vero, nessun italiano ci crederà mai. Chi gli ha portato il caffè corretto?».

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