La dolorosa questione dei mini gruppi consiliari

Il passaggio di un consigliere regionale del Lazio, Francesco Pasquali, coordinatore nazionale della Giovane Italia (i giovani del Pdl), a Fli è stata salutata con sberleffi e accuse sia dagli ex colleghi di partito, sia da qualche giornale ostile a Gianfranco Fini. In particolare, si è segnalata la spesa a carico della regione, perché il consigliere transfuga potrà costituire un gruppo autonomo. In tal modo riceverà un appannaggio suppletivo dai fondi del consiglio regionale (come capogruppo), e disporrà di strutture, sedi e personale, compresi esterni assunti in via fiduciaria. Questa, dei gruppi consiliari con un solo aderente, è una dolorosa questione che si trascina da anni, anzi da decenni, in molti enti territoriali. II consiglio regionale del Lazio, formato da ben settanta membri più il presidente, permette di costituire gruppi con due soli consiglieri. In queste condizioni minime ce ne sono ben quattro: i comunisti della Federazione della Sinistra; Francesco Storace e un collega de la Destra; i radicali della Lista Bonino-Panella; i vendoliani della Sel. Chi non fa parte di alcun gruppo confluisce nel misto, che oggi conta un consigliere. Eppoi c’è l’inghippo. Il regolamento (art. 12) prevede che i gruppi siano costituiti anche da un solo consigliere, ove siano stati eletti in quella lista (sono i quattro casi della Lista civica dei cittadini, del Mpa, del Psi e dei verdi) oppure siano «espressione di un partito politico rappresentato in Parlamento». Pasquali si è collegato a Fli, che conta gruppi propri sia alla Camera sia al Senato (ma il regolamento laziale consente addirittura che il partito sia semplicemente «rappresentato» in Parlamento, anche con un solo deputato o senatore). Potrà quindi fare gruppo da solo. Invece di sbraitare contro il nuovo adepto di Fini, i giornali vicini al centro-destra laziale dovrebbero prendersela con la maggioranza della Polverini, la quale si è ben guardata dal far procedere la proposta di modifica al regolamento. Tanto per capirci: l’unica soluzione concreta sarebbe portare ad almeno tre il numero dei consiglieri per far gruppo. Invece nulla è stato fatto. Non solo. La maggioranza di centro-destra ha perpetuato lo scandalo delle sedici commissioni consiliari permanenti, più due giunte, in modo tale da elargire incarichi. E ci sono pure commissioni speciali.
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