I Dl vanno in liquidazione. Bianco: «Senza di noi oggi non ci sarebbe il Pd»

Dalla Rassegna stampa

«Abbiamo chiuso in modo esemplare una lunga esperienza politica, senza dubbio positiva, anche se macchiata nella sua ultima fase dalla vicenda Lusi». Il presidente dell’assemblea federale della ormai fu Margherita, Enzo Bianco, vuole tenere distinto il bilancio di un partito «che ha visto convivere il riformismo laico e cattolico» e «senza il quale oggi non ci sarebbe il Pd», dal caso giudiziario che ne ha infangato gli ultimi mesi di vita e del quale, comunque, «l’assemblea si è assunta per intero la responsabilità politica ». La stessa presenza, sabato scorso, di tutto il gruppo dirigente del partito e di una quantità di esponenti (tra i 120 e i 130) che mai si era riscontrata negli ultimi cinque anni, cioè da quando i Dl avevano sospeso la loro attività politica, dà il segno dell’importanza dell’evento e della volontà, nonostante tutto, di “metterci la faccia”.
La decisione finale, assunta con 86 voti favorevoli, 3 contrari e un astenuto, è stata quella di porre in liquidazione l’associazione politica e di restituire allo stato i soldi rimasti in cassa, più quelli che saranno man mano restituiti da Lusi. Unica eccezione, un fondo di 3 milioni destinato al rilancio di Europa, un altro equivalente per la promozione della presenza delle donne in politica (in parte, grazie a iniziative che saranno realizzate proprio dal nostro giornale) e 7 milioni complessivi per gestire le operazioni di liquidazione e sostenere le necessarie azioni legali, terminate le quali, la rimanenza sarà comunque restituita allo stato. Il comitato dei liquidatori che è stato nominato dall’assemblea è composto da personalità qualificate, come Roberto Montesi, Salvatore Patti e Walter Ventura. A essi si affianca un comitato di garanti, presieduto da Vincenzo Donnamaria e composto anche da Giovanni Grasso e Fabrizio Figorilli.
Domani, intanto, l’aula del senato voterà la risoluzione della giunta per le elezioni e l’immunità, che la scorsa settimana ha detto sì a maggioranza alla richiesta di arresto per Lusi. A palazzo Madama, in molti danno quasi per certa la richiesta di voto segreto, che dovrebbe venire dai banchi del Pdl, che si riunirà oggi per decidere il da farsi. Se il caso giudiziario ha «contorni chiari e inoppugnabili», come sottolinea Bianco, molti senatori soprattutto ex forzisti mantengono una posizione garantista. «Lo stesso Pdl riconosce che non c’è fumus persecutionis nei confronti di Lusi – spiega il dem Francesco Sanna – allora chiariscano secondo quale criterio costituzionale dovrebbero negare l’autorizzazione all’arresto». E soprattutto, «lo facciano in maniera esplicita». A differenza di tutti gli altri gruppi, Pd in testa, schierati per dire sì ai giudici, i berluscones si sono divisi già in giunta tra l’intransigenza degli ex An e i dubbi degli ex Fi. La libertà di coscienza assicurata dai vertici del gruppo (Gasparri e Quagliariello) potrebbe non bastare a evitare la richiesta di voto segreto, contro il quale si è schierata la capogruppo dem Anna Finocchiaro e ieri anche Emma Bonino.

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