Disprezzo e libertà

Dalla Rassegna stampa

“Anche il regime della libertà politica ha i suoi difetti, come ha i suoi pregi. E' un regime difficile e laborioso; e certo, come diceva il conte di Cavour, è assai più facile governare senza libertà [...], sostituire alla legge la propria volontà. Ma dato il sistema della libertà, è evidente che essa non può esservi per la verità se non è garantito anche per l'errore, non può esservi pel bene se non v'è per il male [...]. Un regime liberale non può pretendere di soffocare tutti i traviamenti, tutte le indecenze, tutte le parole malvagie e perverse. Esso deve munirsi di una grande provvisione di facilità, di longanimità, e talvolta anche di disprezzo [...]. Quando in nome della libertà e del diritto proprio si volesse violare la libertà ed il diritto altrui [...] allora il governo applicherebbe energicamente la legge”.

Questo diceva il 3 novembre del 1878 Giuseppe Zanardelli ministro degli Interni del governo Cairoli, il più liberale dell’intera storia d’Italia quando gli oppositori chiedevano di arrestare tutti coloro che usavano parole violente contro le istituzioni esistenti. Tale discorso, fatto dal responsabile politico dell’ordine pubblico in una fase in cui certo non mancavano i nemici del giovane stato italiano, al di là della retorica, è la riprova che il vero liberalismo richiede soprattutto coerenza e coraggio. La miriade di parole “malvagie e perverse” che ieri come oggi invadono la sfera pubblica non può e non deve essere un pretesto di intervento politico censorio per un esecutivo liberale, per il semplice motivo che non si possono eliminare in quanto espressione dell’eterno sommovimento della “crosta” sociale del sistema e il cui sradicamento richiederebbe l’introduzione di un regime autoritario. Tentare di mettere a tacere quello che non piace a questo o a quel governo significherebbe dunque introdurre un pericoloso elemento di discrezionalità nella gestione dell’ordine pubblico, incompatibile con un sistema liberale in cui l’unico criterio di riferimento deve rimanere quello del rispetto o meno della legge, senza concessioni alle fluttuanti percezioni politiche di cosa è bene e cosa è male per i cittadini.

Storicamente sono sempre stati i gesti sconsiderati di individui verso le figure che rappresentano le istituzioni a innescare tentazioni di interventi “speciali”, misure d’emergenza e censorie il cui obiettivo comunque non è mai stato quello, impossibile, di mettere fine all’”indecenza” della brulicante pluralità sociale.

Spesso invece tali misure intendevano solo ridurre gli spazi di libertà per le forze e i movimenti d’opposizione la cui azione politica, benché fastidiosa per il governo, era però del tutto legittima e legale. Per questo ci sarebbe piaciuto che a 131 anni di distanza dal discorso del liberale Zanardelli, il suo successore Roberto Maroni si fosse anche lui presentato in Parlamento munito di tolleranza e disprezzo verso tutte le parole sbagliate e gli eccessi verbali di questi mesi, condannando moralmente e politicamente tutti coloro che, indipendentemente dalla collocazione partitica, ne erano stati protagonisti, difendendone però, nel contempo, il diritto a farlo sino a quando tutto ciò rimane nel recinto della legalità. Questo fanno i liberali, indifferenti al vantaggio immediato e al momento storico ed è solo su tale base che si misura la differenza tra politicanti e statisti.

© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK