Diritti umani

Dalla Rassegna stampa

Il più preciso ci ha mandato la piantina: dettagliata, proporzionata, inappuntabile. Potrebbero prenderlo alla Direzione generale Beni e servizi, là dove con metro, calce e cazzuola si stanno preparando al varo del fantomatico “Piano carceri”. Da agosto a oggi, 932 detenuti ci hanno scritto per avere sostegno nella procedura di ricorso alla Corte europea dei diritti umani contro le condizioni di vita cui sono costretti nelle carceri italiane. Qualche settimana fa si sono aggiunti anche i Radicali e certamente molti stanno facendo ricorso assistiti dai propri legali di fiducia o - come è possibile nella fase preliminare del procedimento - rappresentandosi da soli. Migliaia di richieste di indennizzo contro lo Stato italiano per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, quello che vieta le torture e le pene inumane o degradanti. Tocca ricordarle, queste cose, nella Giornata internazionale sui diritti umani, che si celebra oggi, in tutto il mondo, nell’anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale delle Nazioni unite. Tocca ricordarle, altrimenti si continua a dare dei diritti umani e della loro reale o potenziale violazione un’immagine esotica, come quella di quell’autorevole (e progressista!) dirigente ministeriale che solo un anno prima del G8 di Genova commentava un convegno sulla tortura con aria contrita, ma sollevato dal fatto che - per quanto rilevante fosse il tema - riguardava quei Paesi incivili dove la tortura era prevista da leggi e codici, non certo il nostro dove non era ammessa. Tocca ricordarle queste cose, altrimenti la tragica morte di Stefano Cucchi verrà rubricata come un accidente, tanto più inspiegabile quanto più le amministrazioni coinvolte continueranno ad autoassolversi preventivamente, invece di collaborare attivamente alla individuazione delle responsabilità e alla salvaguardia del prestigio delle istituzioni e della dignità professionale delle migliaia di operatori che si comportano altrimenti da coloro che hanno pestato Stefano o non gli hanno prestato le cure dovute. Tocca ricordare che, mentre il governo si alambicca su come conciliare il populismo penale della Lega con la limitata capienza delle carceri italiane, la maggior parte dei circa 66mila detenuti sono costretti in condizioni peggiori di quelle già giudicate inumane o degradanti dalla Corte europea dei diritti umani con una sentenza del luglio scorso. Non mancherà la retorica sui giornali e nelle iniziative celebrative di oggi. Chi voglia liberarsene, potrà utilmente ricordare le immagini e la terribile storia di Stefano Cucchi e di quei 66mila uomini e donne stipati in carcere in condizioni di detenzione inumane o degradanti.

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