Dignità delle donne, sì di Mina Welby e Arci

«Contro la dignità di una donna nessuna offesa è concepibile». Parole di Mina Welby, esponente dei Radicali Italiani, che ieri ha firmato l’appello a difesa delle donne lanciato settimane fa da Michela Marzano, Barbara Spinelli e Nadia Urbinati. Le adesioni viaggiano a una media di mille firme al giorno: ormai oltre 95mila donne hanno messo nome e cognome in calce a un appello che difende il genere femminile contro la riduzione del corpo delle donne ad «arma politica di capitale importanza nella mano del presidente del Consiglio». La risposta collettiva replica le parole di Rosy Bindi all’offesa del premier («lei è più bella che intelligente») fatta in diretta a Porta a Porta. «Io non sono una donna a sua disposizione» dicono gli slogan sulle foto, i messaggi sui blog e i social network, le magliette stampate ed esposte sabato scorso a Bologna a un incontro sul welfare. «Questi numeri non mi stupiscono, anzi dimostrano che nella nostra società si muove davvero qualcosa, almeno da parte di noi donne», continua la Welby, che ha deciso di arricchire la propria partecipazione inviando anche una foto al sito di Repubblica. A farlo sono state già state oltre tremila donne: una lunga carrellata di volti che denunciano con ironia, con serietà, qualche volta con preoccupazione, un comune sentimento di indignazione. Marilisa D’Amico, docente di diritto costituzionale all’università Statale di Milano e presidente del comitato Pari Opportunità dell’ateneo milanese, afferma: «Sottoscrivo questo appello perché la situazione attuale rischia di compromettere irrimediabilmente i diritti e la posizione delle donne nella nostra democrazia». Con lei firma la ricercatrice di diritto costituzionale Francesca Biondi. È arrivata anche l’adesione collettiva da parte del Coordinamento delle donne dell’Arci nazionale.
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