Dietrofront sullo svuota carceri. Ultimo anno a casa? Decide il giudice

Dalla Rassegna stampa

 

Mettono d’accordo la Lega Nord e il Pd, i tre emendamenti del Governo al disegno di legge «svuota carceri», presentati ieri in commissione Giustizia alla Camera dal sottosegretario Giacomo Caliendo. Ideato per consentire di scontare la pena ai domiciliare, a chi è condannato a un anno di carcere o dovrebbe rimanere dietro le sbarre negli ultimi 12 mesi, il ddl Alfano viene così praticamente riscritto. E ridimensionato, perché con un voto quasi unanime (unica a opporsi la radicale Rita Bernardini) la commissione ha stralciato gli altri articoli, dal 3 al 9, che sospendevano la reclusione con la «messa in prova» ai servizi sociali per chi fosse condannato a una pena non superiore ai 3 anni.
Uno degli emendamenti annulla l’automatismo nella concessione dei domiciliari e dà l’ultima parola al giudice di sorveglianza per la verifica dell’idoneità del domicilio stesso. Più in generale, poi, la misura alternativa alla detenzione in carcere potrà essere negata «quando vi è la concreta possibilità che il condannato si dia alla fuga oppure commetta altri delitti».
Inoltre il domicilio personale indicato dal detenuto non sarà l’unica meta possibile, perché si potrà scontare la pena «in altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza» che meglio si presti alle esigenze della vigilanza. Da non confondere con l’accoglienza, però, il criterio organizzativo su cui si fondano i Cie, Centri finalizzati all’espulsione dei clandestini e non all’espiazione della pena.
Soddisfatto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che aveva dato fuoco alle polveri dello scontro all’interno della maggioranza con il Guardasigilli Angelino Alfano: «Ho espresso preoccupazioni che non mi sono inventato io, che mi sono state sottoposte da chi deve poi controllate gli esiti di questo provvedimento. Si è migliorato di molto il testo e spero che continuerà a essere migliorato prima della sua approvazione definitiva».
Ma anche il Pd, con il responsabile del settore carceri Sandro Favi, plaude al ripensamento. «Il Governo finalmente assume una posizione più responsabile recependo i rilievi tecnici emersi nella discussione parlamentare - spiega Favi -. Come avevamo detto nei giorni scorsi, per far funzionare la sospensione del procedimento e la ‘messa in prova’ occorrono investimenti e personale qualificato, che non possono essere ricavati dalle attuali carenti risorse». Sulla stessa lunghezza d’onda il Sappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria, che auspica «una urgente svolta bipartisan di Governo e Parlamento per una nuova politica della pena, quanto più condivisa». Preoccupato, invece, il commento della Uil - Pubblica amministrazione. Gli emendamenti e lo stralcio, secondo il segretario generale Eugenio Sarno, «segnano di fatto lo stop a ogni possibilità di effetto deflattivo, almeno nell’immediato, sul sovraffollamento carcerario».

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