Dicastero ombra a monsignor Fisichella, difensore del premier

Esiste la nomina del presidente ed esiste sulla carta il nuovo dicastero ma, nella realtà, il Pontificio consiglio per rievangelizzare l'Occidente istituito da Benedetto XVI, non ha sede né uffici. Niente di niente insomma, è ancora solo un desiderio. Sembra quasi una rappresentazione pirandelliana quella in cui è coinvolto da alcuni mesi monsignor Rino Fisichella, l'uomo cui il Papa ha affidato nientemeno che il compito di riportare il cristianesimo nei Paesi in cui, un tempo, tutti o quasi erano cattolici. Eh sì, perché se il problema di una crescita esponenziale dell'abbandono della fede è un dato indiscutibile, il fatto che l'ufficio vaticano preposto alla battaglia sia proclamato nei documenti ma non abbia riscontri reali, fa un certo effetto.
Lo stesso Fisichella ha detto ieri di non avere ancora nemmeno i computer mentre i giornalisti inglesi, con un certo sarcasmo, rilevavano, nel corso di una conferenza stampa, che diffondere solo in italiano il "motu proprio" papale dedicato a un tema tanto vasto, era un controsenso. E tuttavia un altro elemento significativo emerge scorrendo il curriculum dell'uomo chiamato a guidare il dicastero nascente: non ha praticamente alcuna esperienza internazionale in un mondo, la Chiesa cattolica, che appunto è fondata per definizione sull'universalità.
Alle spalle, tuttavia, Fisichella può contare su un solido rapporto con il cardinale Camillo Ruini che lo volle come vescovo ausiliare di Roma. È stato anche presidente della Pontificia università lateranense, di passaggio ha guidato senza lasciare traccia la Pontificia accademia per lavica, poi, e forse è giusto dire soprattutto, ha ricoperto a lungo l'incarico di cappellano di Montecitorio. Qui ha maturato amicizie importanti, di certo la sua conoscenza del mondo politico italiano è approfondita e note sono anche le sue simpatie.
Da ultimo ha fatto scalpore la clamorosa difesa della bestemmia berlusconiana in una barzelletta chiaramente offensiva su Rosi Bindi, presidente cattolica del Pd. Della sbalorditiva uscita del premier, l'arcivescovo ha detto: «è un episodio che va contestualizzato» e poi: «non bisogna cogliere ogni occasione per strumentalizzare situazioni politiche». Così, ieri, la stessa Bindi ha celebrato a modo sua la nomina di Fisichella: «Ha ragione monsignor Fisichella - ha detto l'esponente del Pd mai essere spietati!
Ma allora, perché si mostra comprensione al potente bestemmiatore e si nega il funerale al povero Welby? Si usa misericordia per il potente che frequenta minorenni e si condanna pubblicamente il padre di Eluana che compie una scelta drammatica?».
Nel recente passato Fisichella ha difeso a spada tratta la comunione data da un sacerdote sempre al Cavaliere, certo divorziato ma ormai single - osservava l'arcivescovo che dimostrava una conoscenza millimetrica della vita privata del capo del governo - e quindi, per il diritto canonico, in regola. Fisichella ha inoltre cantato di recente le lodi dei nuovi presidenti leghisti di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, ringraziandoli per aver dichiarato da subito che avrebbero lasciato la pillola Ru 486 nei magazzini. Ha poi contestato gli studenti urlanti e critici per i tagli alla scuola e ha difeso l'operato del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. La bioetica è la trincea nella quale Fisichella ha scelto di combattere, le sue preferenze vanno al centrodestra e non ne fa tanto mistero.
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