Di Pietro sui radicali

Dalla Rassegna stampa

In televisione, dove praticamente vive, ieri Antonio di Pietro ha trovato il suo modo di dare un giudizio conclusivo sui radicali: gente che propugna la libertà di fumare spinelli, di inveire contro il Padre Eterno e che vuole abolire le carceri. Un modo di vivere, sostiene l'inquisitore di Montenero, inconcepibile in una democrazia occidentale.

Non lo sfiora l'idea che solo in una democrazia laica è possibile distinguere fra certi preti e domeneiddio e che gli spinelli si possono fumare in Olanda, che non è l'Iran. In compenso, per lui, battersi per l'amnistia equivale ad abolire le carceri. Del resto in materia - che poi dovrebbe essere la sua, visto il lavoro che faceva - Di Pietro aveva già mostrato idee confuse. Una volta equiparò gli arresti domiciliaci allo stato di libertà. L'errore è stato consentire ai radicali di entrare in Parlamento, sostiene Di Pietro da alleato privilegiato del Pd. Tanto privilegiato che nessuno mosse un dito quando si rimangiò la promessa di confluire nel gruppo Pd dopo aver ottenuto gli eletti. E il bello è che il partito di Bersani ha già dimenticato che proprio Di Pietro ha portato in Parlamento l'indimenticato senatore De Gregorio e stavolta l'incredibile Scilipoti.

Ma questo fulgido esempio di progressismo e coerenza, abile selezionatore di classe dirigente, non ha mai trovato un Franceschini che volesse processarlo.

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