Di Pietro lancia il referendum "Stop al finanziamento ai partiti"

Dalla Rassegna stampa

L'Italia dei Valori annuncia un referendum - un altro - per abrogare il finanziamento pubblico ai partiti. Lavia è impervia, c'è una legge che lo impedisce un anno prima delle elezioni, bene che vada potrà farsi nel 2014, ma i dipietristi sono pronti a presentare il quesito in Cassazione. «Negli ultimi dieci anni i partiti hanno ricevuto due miliardi di euro che sono stati gestiti in mancanza di qualsiasi obbligo - dice il capogruppo alla Camera Donadi - non esiste un organo che controlli nel merito le voci di bilancio e se, a oggi, c'è un solo caso Lusi, dobbiamo ritenere si tratti di una sorta di miracolo».

Gli esperti del caso, i Radicali, sospettano sia solo una mossa propagandistica in vista delle amministrative: «Raccogliere le firme in questi mesi equivarrebbe a buttarle al macero perché la legge non ne consente il deposito», spiega Mario Staderini. E però, la proposta potrebbe anche essere un pungolo. Lo spera Antonio Misiani, deputato e tesoriere del Pd: «Se la richiesta è che il Parlamento si muova, e faccia presto una legge per rafforzare la trasparenza e i controlli sui bilanci dei partiti, la accolgo in pieno. Non condivido però il referendum abrogativo perché il finanziamento pubblico è presente in tutte le democrazie». E qui, il Partito democratico si avvicina al Pdl. Il vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello ricorda: «Che la politica abbia un costo è inevitabile, è la democrazia ad averlo. Da anni, non facciamo che levare un finanziamento per crearne un altro. Il problema invece è la trasparenza». Le opacità, quindi, sono quelle che vanno combattute. «Gli interessi ci sono e spesso sono anche legittimi, il problema è che il cittadino possa riconoscerli, come avviene nelle più moderne democrazie occidentali». E quindi arriverà la legge che attua l'articolo 49 della Carta? «È una legge che serve, ma non è facile. E poi, bisogna stare attenti a non aumentare il potere della giustizia amministrativa, già molto invasivo: da noi il Tar decide perfino chi deve dirigere il Tgl ». Più positivo, il centrista Roberto Rao: «La nostra proposta è già calendarizzata. È meno demagogica, più realistica e risolve il problema della trasparenza. Soprattutto, non consente solo ai più ricchi di fare politica o di finanziare i partiti».

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