Di Pietro chiama Bersani "pronto per il Pirellone"

Dalla Rassegna stampa

«Io candidato alla presidenza della Lombardia? Se ci fossero le condizioni, non mi tirerei indietro». A gettare un sasso nello stagno del centrosinistra, dove la scelta dell´anti-Formigoni sta andando per le lunghe, è Antonio Di Pietro. Quello del leader dell´Italia dei valori è più che altro «un appello» rivolto agli alleati, su tutti il Pd, ad «affrontare in campo aperto una sfida difficile, perché non ci si può accontentare di vincere solo nelle regioni rosse». Insomma: «Ci vuole uno scatto d´orgoglio, e soprattutto una squadra di politici di primo piano che in Lombardia sia capace di metterci la faccia: io la mia ce la metto, perché non penso che ci si debba candidare solo se si è sicuri di vincere; quindi vediamo che cosa fanno gli altri».
Ma è proprio lui, l´ex ministro alle Infrastrutture, il primo a riconoscere che per una sua candidatura alla guida del Pirellone «non mi pare ci siano le condizioni». E aggiunge: «Per come ci stanno trattando, ho l´impressione che i dirigenti del Pd non accetterebbero mai di sostenermi». Di elezioni regionali Di Pietro informa di aver già parlato con Pierluigi Bersani: il nuovo leader dei Democratici ha preso tempo, concordando un incontro «nei prossimi giorni». Nell´attesa, il leader dell´Italia dei valori lancia un duro attacco a Formigoni: «Non possiamo assistere in modo passivo a questa gestione disastrosa, e di parte, della Lombardia: qui c´è un sultano che vuole governare a vita, mentre invece la legge dovrebbe imporre dei limiti di mandato per tutti i presidenti di Regione».
Già qualche mese fa Di Pietro aveva annunciato in un´intervista la propria disponibilità a correre in Lombardia. Incontrando subito fortissime resistenze proprio dentro il Pd. Lui ne prende atto, ma rilancia. Con una provocazione che dovrebbe servire a dare un colpo di acceleratore al dibattito interno al centrosinistra lombardo in vista delle elezioni di marzo. Maurizio Martina, segretario regionale del Pd riconfermato dal voto delle primarie, rigetta le accuse: «Non è vero che siamo fermi, in queste settimane abbiamo lavorato per costruire la coalizione, incontrando le delegazioni di Sinistra e libertà, dell´Italia dei valori, dei Verdi, dei Radicali e anche dell´Udc». Ma per indicare nomi è ancora troppo presto: «Del resto, neppure nel centrodestra i giochi sono tutti fatti».
Sabato, a Lodi, si terrà l´assemblea regionale del Pd, che nominerà la nuova direzione e insedierà ufficialmente Martina (ci sarà anche la neopresidente del partito Rosy Bindi). Di candidature non si parlerà, come confermano anche da Roma, dallo staff di Bersani. Il segretario, e lo stesso Martina, vorrebbero che a sfidare Formigoni fosse Filippo Penati, ma l´imminente nomina dell´ex presidente della Provincia a coordinatore dell´ufficio politico del Pd (un incarico nazionale di primo piano) potrebbe costituire un ostacolo di fronte a un´ipotesi che lo stesso Penati al momento non vuole neppure prendere in considerazione. I lombardi del Pd, a cominciare dal segretario, pensano invece che ci siano ancora dei margini per condurre l´operazione in porto, «non appena Bersani, dopo la vittoria alle primarie, metterà la testa sulla pratica delle regionali».
In alternativa, i nomi che girano sono quelli di Martina e dell´ex sindaco di Brescia Paolo Corsini. Sempre che non si realizzi il sogno di un´alleanza Pd-Udc nella regione più importante del Paese, magari proprio con un candidato presidente centrista. Un sogno, appunto: l´Udc lombarda ha già fatto sapere che sosterrà Formigoni, con cui governa fin dal primo mandato. E nonostante la presenza della Lega in giunta.

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