Di Pietro attacca: "Leggeremo in aula le intercettazioni"

Intercettazioni non pubblicabili per il governo? «Le leggiamo noi in Aula». La legge ancora non c’è, ma già spunta l’éscamotage per aggirarla, partorito dalla fervida immaginazione di Antonio Di Pietro e di Pancho Pardi.
Alla riunione dei parlamentari dell’Idv, si commentava la nuova versione del provvedimento che, fra le altre cose, vieta ai giornali di pubblicare i contenuti delle intercettazioni, pena due mesi di carcere per il cronista e fino a ventimila euro di multa. Come contrastare il «bavaglio» alla stampa, per ora solo minacciato ma che ha già indotto la Fnsi a indire una manifestazione?
Presto detto. Ogni volta che ci sarà un’intercettazione regolarmente depositata e a disposizione delle parti, alla fine della seduta dell’Aula, alla Camera come al Senato, si alzerà un parlamentare dell’Idv e la leggerà. Davanti a tutti. In questo modo le intercettazioni lette verranno inserite nel resoconto parlamentare e potranno poi essere pubblicate senza incontrare ostacoli. Anzi, in teoria, dovrebbero essere quasi immediatamente disponibili online addirittura sui siti dei due rami del Parlamento. «Ci mettiamo a disposizione dei giornalisti per impedire il vergognoso tentativo di bloccare l’attività investigativa e di imbavagliare la stampa» per imporre l’omertà», spiega il professore e senatore Pardi.
L’idea raccoglie sul blog dipietrista come sui vari siti web dei giornali, una valanga di commenti favorevoli che si sommano a centinaia di mail all’Idv. Un successo che ha quasi sorpreso degli autori di questa (promessa) azione di «disobbedienza civile», per dirla con i promotori. Parole molto «da radicali». E infatti Rita Bernardini intuisce subito la valenza della trovata, e l’approva. «Un’idea ottima. Sicuramente noi radicali daremo una mano nella lettura. Anche se Di Pietro nel mettere le mani sul materiale da leggere, è certo molto meglio di noi».
Non ne sapeva niente invece Andrea Orlando, il neo responsabile Giustizia del Pd. Informato, non sembra particolarmente colpito. «Mi pare una provocazione. Un modo per porre il problema di una normativa sbagliata». Aiuterete l’azione dipietrista e a questo punto anche radicale? Spero piuttosto che ci sia ancora il modo per modificare la legge».
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