Derubato Navtej, l'indiano bruciato a Nettuno

Dalla Rassegna stampa

 

Gli aveva creduto, gli sembrava normale che quell'indiano come lui lo volesse aiutare, lui che era già stato tradito quella notte in cui tre ragazzetti gli buttarono addosso una tanica di benzina e ora stava bloccato in un letto d'ospedale con le gambe, i piedi, il collo ancora ustionati. Allora, due anni fa, tutti fecero il tifo per Navtej Singh Sidhu, affetto, soldi, feste, i medici del Sant'Eugenio lo curano e lo coccolano, il Comune di Roma gli fece avere diecimila euro: fu allora che nella stanza d'ospedale di Navtej apparve questo indiano con cittadinanza italiana, B.S. ad offrirgli il suo aiuto. L'uomo si fidò e a lui fece aprire il conto corrente. Pochi mesi fa l'indiano si accorge che i soldi sono spariti: il connazionale gli aveva fatto firmare una delega e si era portato via tutto.
Ora la Regione si sta mobilitando per aiutarlo. Su iniziativa del capogruppo della Lista Bonino Pannella, Federalisti Europei, Giuseppe Rossodivita, tutti i capigruppo del Consiglio regionale hanno una lettera alla Presidente della Regione Polverini e a quello del Consiglio Regionale, Mario Abbruzzese, affinché intervengano per aiutare Navtej, perché non resti ancora una volta solo e tradito. E così Abbruzzese si è subito adoperato affinché venga garantita all'uomo tutta l'assistenza sanitaria di cui ha bisogno e ha avuto rassicurazioni dalla clinica dove in questo momento il cittadino è ricoverato. Si trova ora ad Anzio, a Villa dei Pini, «ma la struttura alla fine di questo mese deve dimetterlo e l'uomo contava su quei soldi, i suoi soldi. Ora ha bisogno di aiuto», è scritto nella lettera.
Anche perché Navtej riesce a malapena a camminare, le sue gambe sono quasi totalmente prive di muscoli e non può indossare scarpe: i talloni riportano ancora due ferite di terzo grado e avrà bisogno ancora per molto tempo di fisioterapia e cure e di un ulteriore intervento chirurgico. «E non ha una casa e non ha il denaro per pagarsi le spese mediche che diventeranno a suo carico - scrivono - Ora non gli rimane che chiedere un sostegno alle istituzioni che mentre era in fin di vita dichiararono di volerlo aiutare. Non riavrà mai più la forza che aveva prima, non farà più il muratore, non farà l'agricoltore, ma vuole vivere con dignità: rivuole la dignità che gli è stata bruciata due anni fa da tre delinquenti e quella che gli è stata calpestata. Vi chiediamo di intervenire affinché a questa persona non sia negato l'aiuto e il sostegno necessari per tentare di ricominciare a vivere».

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