Democrazia, Pd e partecipazione - LETTERA

Le propongo un problema che potrebbe essere utile anche per gli altri giornali e per stabilire un linguaggio standard negli articoli politici. Come si chiama (a parte Di Pietro e Grillo e i Radicali) tutto ciò che sta fuori dal dominio diretto e indiretto di Berlusconi, almeno formalmente, almeno nei gruppi parlamentari? Converrà che dire Pd non serve. In quel partito c’è chi è così vicino a Berlusconi da non
distinguersi e chi è ancora dignitosamente lontano o almeno appartato. Allora?
Rodolfo
E’ vero. Urge disporre di un lessico aggiornato. Perché se è vero che il giovane Andrea Orlando, nominato da Bersani l’uomo-giustizia del Pd, ha dichiarato ufficialmente a "Il Foglio" che "bisogna rendere giustizia a Berlusconi" e che si possono rivedere insieme (che vuol dire insieme con gli imputati) i tempi massimi del processo (che vuol dire processo breve) allora è chiaro che dire "Partito democratico" significa poco perché, se le parole di Orlando contano, ci sono almeno due partiti democratici. Uno dei due respinge l’apertura di Orlando con imbarazzo. Dunque vediamo di riorganizzare le parole per definire ciò che resta in Italia di non apertamente berlusconiano.
1) Partito democratico. Il nome serve solo se seguito da una spiegazione o indicazione della zona di partito di cui si parla. Esempio: Orlando dice (come direbbe Capezzone) che lui è garantista e che gli altri sono giustizialisti.
2) Giustizialista. La parola, in sé priva di senso, è stata inventata per difendere Previti e Dell’Utrì e la loro complicità con Berlusconi ai tempi dei loro primi reati (quando eravamo giovani). Ora serve per qualche insulto a Di Pietro. Nel senso che "è come Di Pietro" chi pensa che i giudici, in una democrazia, non essere fermati o insultati o perseguiti dagli ispettori.
3) Centrosinistra. Dopo le fughe di alcuni personaggi (Carro, Rutelli) e i vari cambiamenti di vertice del Pd la parola non descrive più niente.
4) Sinistra. Meglio non usarla. Dentro il Pd provoca reazioni da esorcista. Fuori non resta che la "sinistra radicale", grande equivoco semantico che mischia due nobili gruppi molto diversi fra loro e poco rappresentati nelle istituzioni: la sinistra che conserva ancora con orgoglio la parola e il ricordo di molte battaglie; e il Partito radicale che do 50 anni si batte da solo per i diritti umani e civili.
5) Comunisti. La parola la usa solo Berlusconi. Meglio lasciargli l’esclusiva.
6) Opposizione. Come si fa a dire chi la usa e quando?
7) Minoranza. Credo che sia la parola giusta. Descrive un fatto e, al momento, anche un’intenzione destinata a durare, con la partecipazione attiva di Andrea Orlando.
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