Democrazia nazionale era un'altra storia

Paragonare gli attuali colpi di coda di Gianfranco Fini alla svolta che 35 anni sancì la nascita di Democrazia Nazionale è paradossale, per certi versi rasenta lo sproposito. Quando s'imboccano certe strade critiche, che irreparabilmente portano a spaccature partitiche, è indispensabile aver prima ben chiara l'uscita di sicurezza. Quest'ultimo aspetto i fondatori di Dn lo avevano preventivamente studiato, a differenza di Fini che ha aperto un fronte belligerante senza essersi preorganizzato la fuga strategica. Va anche detto che la pattuglia che ebbe a fondare Dn era ben nutrita, di contro i finiani sono davvero quattro gatti. Molti partiti anticomunisti dell'epoca volevano fare accordi con Dn, mentre i finiani sono visti come concorrenti da tutti i centristi (Udc, Api...) e dalla Destra di Storace. Dn era amata da tutti tranne che dai missini, mentre i finiani vengono solo blanditi dalle sinistre che mai li voterebbero. Poi si possono mai paragonare i finiani Granata, Bocchino, Perina e Della Vedova ai Dn Alfredo Covelli, Raffaele Delfino, Mario Tedeschi, Enzo Giacchero, Giulio Cesare Graziavi, Clemente Manco, Achille Lauro e Pietro Cerullo? Dei ragazzotti da reality show non si confrontano con gente che ha fatto la guerra ed affrontato i comunisti (non pacifisti) n3elle piazze. Lo scrivente rammenta perfettamente il giorno in cui Gianfranco Fini sospese don Olindo Del Donno dal Msi. Quest'ultimo era noto nell'ambiente come il "prete nero", nel 1989 votò dai banchi parlamentari dell'opposizione la fiducia all'ennesimo governo Andreotti: Fini (allora giovane segretario del Msi) colse la palla al balzo per sospenderlo e poi espellerlo dal partito. Perché tanta acredine? Don Olindo s'è spento a marzo 2009, aveva aderito alla Repubblica sociale italiana (come molti di Democrazia nazionale) dove svolgeva il ruolo di cappellano militare: Fini non nutriva particolare simpatia per la cosiddetta vecchia guardia. Don Olindo non aveva mai accettato d'entrare in Dn, era rimasto fedele al Msi, ma il fatto che mantenesse amicizie (a titolo personale) con molti Dc e con chi aveva aderito a Dn lo rendeva inviso a Fini. Quest'ultimo era certamente stato imbeccato da qualcuno più navigato, e l'episodio testimonia quanto il presidente della Camera abbia sempre concesso tanta libertà d'opinione, coscienza e voto. Lo scrivente chiese più volte a don Olindo perché non considerasse dei traditori quelli di Dn: il sacerdote non aveva dubbi sul fatto che "con Dn era andata via la miglior classe dirigente della destra italiana". Dei resto con Dn s'erano schierati anche l'ammiraglio Gino Birindelli, il fondatore della Cisnal Giovanni Roberti, Mario Tedeschi (allora direttore de Il Borghese) ed Achille Lauro. "Il Msi di Almirante e Rauti era come la An di Fini - confessava Ernesto De Marzio nel '94 - io volevo un Msi in dialogo con le forze anti-comuniste: Berlusconi è la vera Democrazia nazionale, non certo An".
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