I democratici si ammanettano

Avete presente quel detto secondo cui "il meglio è nemico del bene"? O quell’altro in cui "il marito si taglia i cosiddetti pur di fare dispetto alla moglie" con cui non va d’accordo? Bene entrambi questi due "topoi" sono stati centrati dal Pd con una sola scellerata decisione: non concedere, unico gruppo in Commissione giustizia oltre all’Idv, la sede legislativa al doppio provvedimento studiato dal ministro di Grazia e Giustizia Angelino Alfano per concedere i domiciliari ai detenuti anche recidivi (ovviamente non per reati gravi) nell’ultimo anno di detenzione o per pene sotto i dodici mesi e per l’istituzione della messa in prova per gli incensurati.
Ciò significa che due provvedimenti, che certo non saranno un amnistia o un indulto e neanche un "indultino", ma pur sempre possono tirare fuori da carceri che scoppiano almeno diecimila persone e non farne in futuro entrare almeno altrettante ogni anno, dovrà seguire il lungo e incerto iter dell’aula. E questo solo perché il Pd, con la propria capogruppo in Commissione giustizia, Donatella Ferranti, ennesimo pm prestato alla politica, ha ritenuto ancora una volta più produttivo politicamente inseguire i giustizialismi dipietreschi invece che ragionare con la propria testa. Per strappare questo duplice provvedimento c’era voluto un lungo sciopero della fame (19 giorni a febbraio) della deputata radicale Rita Bernardini, che poi nelle file di questo Pd è stata eletta. Non solo: anche il responsabile giustizia del Pd, il giovane e intelligente (e mettere insieme i due aggettivi spesso nel Pd è cosa ardua) AndreaOrlando era dell’avviso della Bernardini. E persino Adriano Sofri aveva scritto in un articolo della "Piccola posta" del "Foglio" in data 26 marzo 2010 che bisognava concedere la sede legislativa.
Niente da fare: il piacere di mettere i bastoni tra le ruote ad Alfano ha fatto agio sul destino dei poveri detenuti italiani che a fine dell’estate supereranno quota 70 mila. In carceri capienti per 44 mila. Nella lettera aperta indirizzata ieri dalla Bernardini a questa ex magistrata, si usano parole dure: "nella tua veste di capogruppo del PD in Commissione Giustizia hai dunque deciso di non accordare la sede legislativa richiesta dal Governo al disegno di legge in materia di "disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno e sospensione del procedimento con messa alla prova" (C. 3291). Da giovedì, infatti, inizierà l’esame in sede referente. Come spero ricorderai, per indurre il Governo ad adottare misure c/o provvedimenti legislativi volti a ridurre la popolazione penitenziaria, ho portato avanti una dura iniziativa nonviolenta di 19 giorni di sciopero della fame nel mese di febbraio (...) non comprendere che i tempi richiesti dalla drammatica situazione di sovraffollamento carcerario devono essere necessariamente rapidi e non rilevare che per la prima volta da quando è iniziata la legislatura a maggioranza di centrodestra, si registra un’inversione di tendenza rispetto alla politica pervicacemente fin qui adottata all’insegna di "più galera per tutti", mi appare poco responsabile e anche un po’ autolesionista visto che i nostri gruppi parlamentari possono tranquillamente rivendicare a loro stessi il merito di questa accelerazione e presa di coscienza del parlamento dopo
l’approvazione delle mozioni sulle carceri avvenuta in gennaio sia alla Camera che al Senato".
Per la cronaca sia Pdl sia la lega non si erano opposti alla sede legislativa, e quindi al voto definitivo nella stessa Commissione giustizia per il provvedimento. Ma siccome il Pd ritiene di dovere inseguire Di Pietro per non perdere elettori, anche se la storia finora gli dice che così facendo ne perde sempre di più, i detenuti possono pure morire come sardine. E solo due giorni fa c’era appunto stato l’ultimo suicidio, e sono già 14 e più dall’inizio dell’anno.
La Bernardini però spera, o magari si illude, che ci sia una resipiscenza del Pd, se non della stessa capogruppo Ferranti in Commissione giustizia, almeno da parte degli altri esponenti (visto che la lettera è stata inviata a molti, Bersani in testa). "Non concedere la corsia preferenziale della sede legislativa - prosegue la Bernardini - non mi appare politicamente giusto ed efficace. Vogliamo trascinare la discussione per mesi e mesi in sede referente e poi avere chissà quando il passaggio in aula e poi l’esame da parte dell’altro ramo del Parlamento? Arriveremo all’estate con più di 70.000 detenuti senza che nulla di concreto sia accaduto". Poi così conclude: "Mi auguro che la sede legislativa sia concessa, considerato che è possibile farlo in qualsiasi momento. Se questo non accadesse mi sentirei in dovere, soprattutto dopo aver ri-visitato nei giorni di Pasqua e pasquetta con Marco Pannella le case circondariali di Poggioreale e dell’Ucciardone, di riprendere la lotta nonviolenta informandone la comunità penitenziaria che, sia detto per inciso, è ormai allo stremo delle proprie capacità di sopportazione del dolore inflitto dallo stato di violazione permanente di diritti umani essenziali sia nei confronti dei detenuti che di tutto il personale in servizio".
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