I democratici di Roma contro Matteo: «Ci ha offeso»

Dalla Rassegna stampa

Il sindaco di Firenze ha espresso amarezza per i risultati. In un'intervista a Il Messaggero ha spiegato: «A Roma e in tutto il Lazio siamo andati male, non siamo stati sufficientemente bravi». Lo sfidante di Bersani si dice comunque fiducioso di poter recuperare parecchi voti. D'altra parte, sostiene, quello di domenica «è un referendum tra chi vuole il centrosinistra che abbiamo avuto in questi anni e che nel Lazio e a Roma ha collezionato due sconfitte facendo vincere prima Alemanno e poi la Polverini, e chi spera in un centrosinistra nuovo». Ribadisce che «nel Lazio non siamo andati bene e la responsabilità è solo nostra», poi attacca: «Mi assumo per primo la responsabilità, ma c'è da fare un ragionamento sul gruppo dirigente. Al Pd del Lazio ho detto e dico che nessuno dei consiglieri regionali del Pd, eletti nella legislatura della giunta Polverini, va ricandidato. Mi rendo conto che questo non faccia piacere, ma le responsabilità storiche di quel gruppo dirigente ci sono tutte. A partire dal fatto che si tratta di un gruppo di dirigenti che non solo ha votato con Fiorito l'aumento dei rimborsi ai gruppi, ma è anche responsabile di due sconfitte: al Campidoglio nel 2008 con Rutelli e alla Regione nel 2010 con la Bonino, malgrado non ci fosse la lista del Pdl». È stato il segretario del Pd romano a replicare per primo: «È paradossale ed è un sintomo di estremo nervosismo e paura di perdere che Matteo Renzi critichi il gruppo dirigente del Pd romano dopo la splendida prova di democrazia offerta dalle primarie. Quello di Renzi è un modo per insultare anche i 180 mila romani che hanno votato domenica e che hanno portato Bersani a oltre il 45%, mentre Renzi si è fermato al 25%». Ancora più duro il capogruppo del Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino: «Dico a Renzi che ognuno si assume le responsabilità storiche della sua lunga o breve carriera politica. Responsabilità però che non sono solo degli altri, ma dovrebbero essere anche di chi non ha ancora definitivamente chiarito il motivo dei soldi arrivati da Lusi o i rapporti con gli amici dei paradisi fiscali o la strana vicenda dei 6 milioni di euro spesi da una società in house voluta dallo stesso Renzi quando all'epoca era presidente della Provincia». È il deputato e blogger Mario Adinolfi a difendere Renzi: precisa che dal sindaco di Firenze «non c'è stato nessun insulto, ma noi siamo per il cambiamento. Ovunque, anche nella nostra città. Miccoli dovrebbe provare almeno ad apparire equilibrato, evitando i consueti attacchi lancia in resta contro chi vorrebbe tenere fuori dalla sua idea ristretta di partito».

 

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