Democratici e radicali, che fare?

È possibile una costituente tra radicali-liberali e partito democratico? Una "costituente" o, meglio, una Bad Godesberg tra il Pd di Bersani, Veltroni, Bindi, Fioroni, D’Alema, i radicali di Pannella e Bonino? E magari i cattolici adulti di Prodi e Parisi; e i liberali di Zanone; e i verdi non fondamentalisti? Una «costituente o un incontro collettivo che tragga il nuovo dall’antico; e miri a definire la cultura complessa di un Partito democratico. (Complessità non solo geografica, razziale, religiosa, come in America, ma anche di credi politici a lungo contrapposti, appunto socialisti, eurocomunisti, liberaldemocratici, cattolici democratici, radicali, ambientalisti)». A questa riflessione - preliminare ai programmi, alle leadership, alle candidature, alle alleanze di coalizione, all’etica dell’azione politica rivolta ad uscire dalla «peste italiana» - ci ha spinto l’articolo pubblicato martedì da Europa, «Costituente democratica, Bersani ci sente?» in cui Pier Paolo Segneri riprende questo tema a lui caro: ne aveva trattato sempre su Europa il 20 ottobre e su Notizie Radicali alla vigilia del congresso di Chianciano: mentre in via di Torre Argentina ci si chiedeva se restare in parlamento nei gruppi del Pd o se esplorare soluzioni diverse.
La questione è stata affrontata nello scorso weekend dal comitato nazionale di Radicali italiani. L’attenzione s’è incentrata su tre punti: 1) la democrazia liberale si riconosce dalla qualità e libertà dell’informazione, e del dialogo. Purtroppo, tra Pd e radicali il dialogo non è quello che sarebbe auspicabile, così come non lo fu coi liberali di Zanone e con altre forze fondative del partito. 2) Il Pd ha fatto una scelta netta in favore dell’uninominale maggioritario in due turni. Personalità rilevanti del partito, come Pietro Ichino, hanno sottoscritto l’appello in favore del maggioritario. Tuttavia, non sono seguiti fatti concreti né sul piano parlamentare né nel dibattito fra gli italiani. 3) I radicali restano fedeli alla visione spinelliana degli Stati Uniti d’Europa, come federalisti sono i liberali (Zanone ne è il presidente del movimento per l’Italia). Anche il Pd è pieno di europeisti socialisti, postcomunisti, cattolici... Tuttavia, non afferra mai un occasione per proporre questo obiettivo altissimo agli italiani, che creerebbe uno stacco netto con una destra provinciale e affaristica come quella che pare voglia coglionare gli elettori chiamandosi "Italia". Resta perciò in piedi la domanda: «Bersani ci sente?» Non vorremmo iscriverci fra i suoi molti tormentatori, ma la questione è fondamentale, ci sembra, con o senza rottamatori.
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