Dem, più poltrone per tutti

Dalla Rassegna stampa

Sarà forse vero che, come dicono dalle parti del Pd laziale, un consiglio regionale è a tutti gli effetti un'assemblea legislativa e dunque per funzionare ha bisogno di persone ed organismi. E che i consiglieri non possono essere ridotti a semplici lettori di provvedimenti decisi in alto e per tutti, tanto più in tempi di federalismo annunciato, o tentato, o disgraziatamente approvato purchessia. O che, aggiungiamo noi, in politica contano anche le poltrone, perché, secondo la saggezza antica, "chi pecora si fa il lupo se lo mangia" e per non farsi mangiare dal lupo bisogna disporre di truppe, armi e basi militari.
Accadrà così che oggi, se tutto andrà per il verso giusto (dal punto di vista degli aspiranti lupo), l'opposizione conquisterà due ambite poltrone da presidente: quella della commissione speciale sul "federalismo fiscale e Roma capitale" per l'ex mastelliano ora consigliere dem Marco Di Stefano, e quella della commissione altrettanto speciale su "sicurezza, integrazione sociale e lotta alla criminalità" per il vendoliano Filiberto Zaratti.
Di commissioni specialissime, in realtà, ne sono state istituite altre due quella su "sicurezza e prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro" e quella "Giochi olimpici 2020 e grandi eventi". Ma quelle sono appannaggio della maggioranza.
Per la verità, quella sugli infortuni sul lavoro in passato faceva parte del pacchetto dell'opposizione, ma questa volta il Pd ha chiesto di scambiarla con il federalismo, ritenendo quest'ultimo tema di maggior peso politico.
Dunque, così sarà, se tutto andrà liscio e maggioranza e opposizione potranno marciare d'amore e d'accordo nella spartizione dei posti, pardon, delle responsabilità. Perché l'affare potrebbe anche ingarbugliarsi. Dalle parti della maggioranza, infatti, c'è burrasca e Renata Polverini non sa ancora se e come appagare i famelici appetiti di consiglieri, portaborse e aiutanti vari che non sono ancora riusciti a trovare posto nei diversi organismi della pur pletorica burocrazia regionale.
Le dimissioni, arrivate ieri allo scadere del tempo massimo, del presidente della commissione lavori pubblici, Romolo Del Balzo (Pdl), arrestato lo scorso ottobre per truffa e frode in appalto pubblico, potrebbero essere di un qualche aiuto nella soluzione del rebus.
Così, prima ancora che il federalismo esista nella realtà quotidiana della politica e delle persone, si fa sentire nei bilanci dei comuni e delle regioni. Se fossimo maligni, diremmo che diventa il pretesto perfetto per la moltiplicazione delle seggiole. In effetti, lascia un po' l'amaro in bocca sapere che nessuna voce di dissenso - con l'eccezione dei due radicali Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo - si è levata nei mesi scorsi dall'opposizione in consiglio regionale del Lazio per dire che le sedici commissioni permanenti erano più che sufficienti ad esaminare l'esaminabile e che altre quattro "speciali" erano ridondanti e costose, esattamente il contrario dello snellimento della burocrazia e del contenimento dei costi della politica tanto decantati in qualsiasi campagna elettorale che si rispetti.
Certo, l'esempio che viene dal parlamento non è certo edificante. «Noi almeno siamo eletti - si difende un consigliere Pd - e ogni cinque anni scadiamo. Forse bisognerebbe andare a guardare anche da altre parti, ad esempio nel mondo dell'industria o delle banche, dove vige la gerontocrazia e dove mai nessuno viene sottoposto a giudizio di chicchessia. Se un consigliere regionale intende lavorare, ad esempio sul federalismo fiscale, potrà o no avere una sede e una struttura per farlo?».

Giusto, forse. Ma allora perché parlare di risparmi, di trasparenza, di snellimento di questo e di quest'altro? Invece di quattro commissioni speciali non si poteva individuare un forum o qualche altro sistema che non desse immediatamente ai cittadini l'idea dell'ennesima trovata per arraffare posti e prebende, anche da parte dell'opposizione? Non è forse questa moltiplicazione a dar fiato all'antipolitica e a mettere qualche freccia nell'arco di chi dice che "alla fine sono tutti uguali"?

Magari ci vorrebbe un segnale, una di quelle cose che a sinistra vengono subito bollate come populiste, proviamo a citarne qualcuna a caso: la rinuncia all'auto blu, alle spese di segreteria, all'indennità aggiuntiva di carica, a quello che vi pare. Perché il cittadino possa pensare ogni tanto che anche se non si è lupi non necessariamente si finisce pecore e che nella notte non sempre tutti i gatti sono bigi.

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