Decreto, no del vescovo Mogavero. Ma la Cei: da noi nessun giudizio

«Il presidente Napolitano si è trovato fra l'incudine e il martello e ha scelto il meno peggio, c'era pure il rischio di un conflitto tra poteri dello Stato, alla fine è stato lui a pagare il prezzo più alto e per questo lo dobbiamo ringraziare. E il governo che non ha agito al di sopra delle parti, è chi ha messo il presidente in questa situazione agitando pericolosamente la minaccia della piazza che dovrebbe riflettere». Al telefono da Damasco, la voce del vescovo Domenico Mogavero è forte e serena, «colpisce l'arroganza di chi vuole per forza raggiungere il suo scopo, senza nemmeno ammettere che il "pasticcio", come diceva il presidente, l'avevano combinato loro. Avessero almeno avuto il buon senso e il pudore di dire: abbiamo sbagliato...».
Il presidente del Consiglio per gli affari giuridici della Cei ama parlar chiaro, «a titolo personale», e non è tipo da spaventarsi per le reazioni. Ieri, mentre stava in Siria, le reazioni non sono mancate. Tutto per un'intervista alla Radio Vaticana nella quale il vescovo di Mazara del Vallo osservava che «cambiare le regole del gioco mentre il gioco è in corso è un atto altamente scorretto». Apriti cielo: detto ieri sull'emittente della Santa Sede, sarebbe suonata come una critica da Oltretevere allo stesso Colle. Ma c'era un equivoco mediatico, chiarito di li a poco: l'intervista rilanciata dalle agenzie risaliva in realtà alle 13 di venerdì, prima del decreto "salvaliste" del governo e prima che Napolitano lo firmasse, e la frase era un inciso in una conversazione sul canale Fm incentrata sul Sud. Di lì a poco anche la Cei si è chiamata fuori: «Le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica ed hanno assunto nelle vicende degli ultimi giorni ricadute di tipo politico ed istituzionale», ha precisato il portavoce, monsignor Domenico Pompili: «Considerata questa connotazione, la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo».
Nessuna linea ufficiale su un tema simile, quindi. Del resto non è un mistero che tra i vescovi ci siano sensibilità differenti. Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, loda il «buon senso» di Napolitano, la sua «nobile e limpida risposta ai cittadini», osserva che «unademocrazia formale, come diceva Hannah Arendt, può diventare totalitaria» e conclude: «Negare ai cittadini la possibilità di scelta è negare la democrazia». Monsi- gnor Mogavero, per parte sua,
non ha cambiato idea, "la democrazia è una realtà fragile che va sostenuta da regole", e scandisce: «Più che interpretativo, il decreto è innovativo: hanno cambiato le regole in corsa, un fatto giuridicamente grave e un brutto precedente».
«La Chiesa italiana fa bene a ricordare che la democrazia è un sistema fragile che va protetto e difeso dall'arbitrio», dice David Sassoli, capodelegazione Pd al Parlamento europeo. Lapidario Roberto Formigoni, governatore lombardo che si ricandida col centrodestra: «La Cei non entra nella questione e quella di monsignor Mogavero è una opinione sbagliata». Ecumenica Renata Polverini, candidata pdl nel Lazio: «Sono felice di vivere in un Paese democratico, dove ognuno può esprimere il suo pensiero».
© 2010 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati
SU
- Login to post comments