Decreti e sentenze nel gioco dell'oca delle liste fantasma

Tutte le tappe dello scandalo italiano
Nella fantasiosa lotteria di appelli e contro-appelli in corso nel Belpaese, l'Oscar alla creatività lo ha già vinto la Lista dei Consumatori. Corroborati dall'atmosfera chimerica di queste ore, in cui tutto è possibile, i consumatori sono arrivati ad ipotizzare - mettendolo per iscritto - di «rifare le elezioni regionali del Lazio del 2005», nel caso in cui un loro ricorso non fosse preso in considerazione. Certo, l'istanza può apparire bizzarra, ma da quando è iniziato il valzer dei ricorsi per le liste elettorali, l'alternarsi di decisioni tra loro contraddittorie ha sdoganato qualsiasi speranza, anche la meno fondata. Per una ragione molto semplice: lìiter amministrativo-giudiziario è una sorta di gioco dell'Oca dalle infinite variabili.
Una labirintica avventura che ha inizio il 28 febbraio, il giorno del deposito in tutta Italia delle liste elettorali. Dal tabellone esce subito la pedina-lista-Pdl-Lazio per la circoscrizione di Roma: non ammessa dalla Corte d'Appello della Capitale. L'indomani, il bis: la Corte d'Appello di Milano non ammette il listino di Roberto Formigoni perché non vengono ritenute valide 514 firme a sostegno del Governatore uscente. L'enfasi dei Tg e i titoloni giornali alludono a decisioni sostanzialmente senza appello. Per uscire dall'impasse, venerdì 5 marzo il governo vara un decreto-legge, sedicente «interpretativo» di norme già esistenti, ma che in realtà, per dirla con Giuliano Amato «riscrive le formalità di presentazione» delle liste, «facendovi rientrare le condizioni in cui erano le liste presentate dal Pdl in Lombardia e nel Lazio». E dunque se la legge imponeva che i presentatori fossero entratì nei previsti spazi del Tribunale, il decreto - per sanare la mancata presentazione della lista Pdl-Roma - precisava che in realtà è sufficiente che essi «abbiano fatto ingresso nel Tribunale». E per «salvare» il Pdl Lombardia, mentre fino ad oggi le firme si ritenevano valide solo se autenticate con determinate modalità, il decreto suggeriva una lettura meno «occhiuta». Per il Pdl sembrava un decreto-panacea, tanto è vero che da parte del Pd partiva subito la contromossa: un ricorso alla Corte Costituzionale, nella speranza che un eventuale giudizio di incostituzionalità del decreto, avesse l'effetto di annullare
eventuali elezioni vinte con l'aiutino illegittimo.
Ma sul cartellone dell'Oca la deviazione a futura memoria voluta dal Pd, finora si è dimostrata infruttuosa. Due giorni fa il listino Formigoni è stato riammesso in gioco dal Tar Lombardia senza la spintarella del decreto, ma sulla base di una precedente giurisprudenza amministrativa. Tutto risolto per il Governatore in vista del quarto mandato? Macché, quella del Tar era soltanto una decisione in via cautelare. Il giudizio «finale», si fa per dire, è stato emesso ieri e ha confermato la prima pronuncia. Finita qui? Troppo semplice. Deve ancora pronunciarsi il Consiglio di Stato.
Ma la questione spinosa era - ed è - quella di Roma. Due giorni fa il Tar, in via cautelare e senza entrare nel merito aveva deciso di non riammettere la lista Pdl-Roma, sostenendo l'inapplicabilità del decreto legge in una materia già regolata da una normativa regionale, in questo caso quella del Lazio. Ma il gioco dell'Oca all'italiana ha mille risorse, tanto è vero che ieri un altro «ente» - la Corte d'Appello di Roma - aveva la chance di riammettere in gioco la pedina del Pdl. Ma la mannaia è calata con insolita coerenza, lasciando ancora fuori dal «tabellone» i candidati del centro-destra. Finita qui? Ovviamente no. L'Oca ti rimette in gioco, anche quando hai perso ogni speranza. Il Tar del Lazio, due giorni fa, si era espresso in via cautelare, ma il giudizio di primo grado deve essere ancora preso e i giudici hanno promesso di esprimersi a maggio. Dunque ad elezioni già concluse. Uno potrebbe domandarsi: a quel punto sarà finita? No, neppure quella del Tar sarà l'ultima parola. Perché alla sentenza di merito del Tribunale amministrativo regionale, sarà possibile - come sempre - appellarsi davanti al Consiglio di Stato. Il verdetto finale arriverà prima o dopo l'estate? Difficile dirlo, sicuramente a elezioni già consumate.
Dunque, per il Pdl non se ne riparla prima dell'estate, o giù di fi? Giammai. Il Tar del Lazio si è espresso finora in via cautelare e anche a quella decisione parziale è possibile appellarsi. E' ciò che farà il Pdl, chiedendo al Consiglio di Stato di annullare la sentenza del Tar. Ma se i«supremi giudici» amministrativi di Palazzo Spada dovessero annullare la decisione del Tar, a quel punto è molto probabile che la riammissione della lista del Pdl a pochi giorni dalle elezioni, aprirebbe la strada ad un altro effetto speciale: per concedere al Pdl di poter fare la sua campagna elettorale, le elezioni sarebbero rinviate a nuova data. Ma solo per il Lazio.
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