E De Magistris sfida Tonino "nell'Idv serve democrazia"

Prima il «fuoco amico» dell´inchiesta di "Micromega". Con la rivista diretta da Paolo Flores d´Arcais che a sorpresa si chiede se ci sia «del marcio nell´Italia dei valori», indagando sulle ombre, i commissariamenti locali, i «trasformisti presenti in gran numero» (ex Dc, Udeur e qualche forzista), i cacicchi di provincia. Poi è arrivata l´assemblea degli autoconvocati di Bologna, domenica scorsa. Un´ottantina di iscritti e militanti del centro-nord che al grido «noi ci azzekkiamo» contestano il leader Di Pietro, invocano congressi, rivendicano primarie per una maggiore democrazia e trasparenza interna. Analoga iniziativa prende piede in Campania, ad Avellino. Sotto osservazione i dirigenti locali, ma un po´ tutta la gestione del partito, linea anti-Pd compresa. Sullo sfondo, il congresso nazionale convocato per il 7 febbraio che già si annuncia quantomeno vivace.
Iniziative estemporanee, malcontenti locali, taglia corto coi «suoi» Di Pietro, che già dopo l´inchiesta di fine settembre di "Micromega" minimizzava: «Non bisogna fare di tutta l´erba un fascio». Il fatto è che l´esigenza di un maggiore coinvolgimento della base, della società civile, di «collegialità» nella definizione della linea politica viene ormai sottoscritta anche dai big del partito che si vanta di essere il più «antiberlusconiano» in Parlamento e che ha raddoppiato i suoi consensi alle Europee (in un anno dal 4 all´8 per cento). Se non è un´aperta contestazione al leader-fondatore, molto gli somiglia.
Luigi De Magistris, europedeputato ed ex pm, per esempio, di quell´ala movimentista è espressione. Ha sempre negato di essere l´anti Di Pietro, l´altro leader in ascesa. Ora dice: «Il partito è cresciuto tanto e ormai punta al 10 per cento, proprio per questo bisogna avviare una nuova fase, trovare una sintesi tra la parte migliore del partito e la società civile. I nostri elettori ci giudicano con lo stesso rigore morale che noi pretendiamo da altri. E per essere all´altezza delle aspettative - continua - dobbiamo dare risposte: il tasso di democrazia interna aumenta con l´apertura alla partecipazione dal basso. Prendiamo in considerazione le critiche, quelle dei giovani soprattutto, non soffochiamole». Francesco Pardi, senatore, volto e voce dei girotondini, è ancora più netto. «Sì, quelle critiche sono giustificate, come pure aveva un fondamento l´inchiesta di Micromega. Occorre una maggiore collegialità nel partito. Esiste un problema di chiarezza e trasparenza interna. Cosa occorre? Partecipazione e primarie per scegliere candidati e dirigenti». Le contestazioni di questi giorni sono un invito a nozze per il deputato Pino Pisicchio, autore di un ddl (mai discusso) sulla democrazia interna dei partiti. «Un problema di democrazia dentro l´Idv c´è e anche forte - sostiene - e investe la linea del partito. Abbiamo appreso dai giornali, per esempio, della manifestazione indetta da Di Pietro il 5 dicembre col Prc. E non ci vengano a parlare di blog. Quella è comunicazione, non democrazia». Lui, come al Senato Giuseppe Astore, non si identifica più con la linea barricadera anti-Pd, in parte attenuata dopo il faccia a faccia tra Di Pietro e il neo segretario Bersani. Dall´altra parte ci sono i dirigenti, i capigruppo Idv fedelissimi a oltranza, da Belisario alla Mura. Sonia Alfano, eurodeputato, è più cauta e avverte: «È importante che l´Idv non diventi un partito, ma il partito della società civile. Ben vengano le critiche, a patto che siano costruttive, ma occhio ai troppi che vogliono salire sul nostro carro».
© 2009 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati
SU
- Login to post comments