De Gregorio a scoppio ritardato

Se lo "scoop ritardato"- come lo ha definito il Manifesto- di Concita De Gregorio suscita delle perplessità, anche alcune reazioni non è che entusiasmino. A cominciare da quelle dei giornali di destra che due giorni fa hanno fatto dell'ex direttrice dell'Unità una sorta di eroina che confermava le loro campagne contro Fini e ieri, visto che lei, com'era logico, non ha apprezzato quel tipo di lettura, l'hanno trattata da "velina rossa". E non alludevano alla utile agenzia parlamentare di Pasquale Laurito.
La volgarità altrui però non elimina il problema del ritardo della rivelazione, peraltro monca.
Nessuno rimprovera De Gregorio di non aver fatto all'epoca un editoriale tipo «Ieri al loft Bettini (per fare un nome a caso ndr) mi ha spiegato che per noi è meglio se la Bonino perde. Non sono d'accordo e lo denuncio dalle colonne di questo giornale». No, nessuno chiedeva questo. Però De Gregorio converrà che un direttore, sia pure di un giornale di partito, può ben trovare il modo di porre la questione in tempo utile.
Non si può dire «naturalmente non poteva essere usata in alcun modo perché il dirigente avrebbe smentito» come ha fatto ieri su Sardegna 24 l'ex vice direttore Giovanni Maria Bellu, confermando la rivelazione di De Gregorio. Va detto però che anche certe reazioni dall'interno del Pd fanno venire in mente la storia di quello che indicava la luna con un dito ad un altro che invece della luna vedeva l'unghia.
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