Il ddl Alfano è peggio di un indulto

«Abbiamo una valutazione negativa sull’impatto che avrebbe il cosiddetto disegno di legge svuota carceri. Peggio di un indulto, visto che gli effetti non sarebbero una tantum, ma varrebbero sempre».
Parole nette quelle di Roberto Maroni che dal Cairo stronca senza mezzi termini il provvedimento Alfano all’esame della commissione Giustizia della Camera e, inevitabilmente, aprono un altro fronte di divisione all’interno della maggioranza.
Secondo il ministro dell’Interno, infatti, tale norma se approvata renderebbe difficili se non impossibili i controlli: «Noi ha spiegato il responsabile del Viminale - non siamo in grado di controllare le circa 10mila persone che ora, se fosse approvato il ddl andrebbero
ai domiciliari. La metà è costituita da stranieri e molti sono clandestini, senza casa, dove dovrebbero scontare i domiciliari? Per un numero così elevato di persone –ha concluso - sarebbe possibile solo se fosse disponibile una tecnologia sul modello del braccialetto elettronico, che però ancora non dà adeguate garanzie». In realtà che le posizioni della Lega sull’emergenza carceri siano lontane da quelle del resto della maggioranza non è una novità di oggi. Il partito di Umberto Bossi ha sempre sostenuto che il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari rispetto ai posti disponibili dovrebbe essere affrontato non svuotandoli, bensì costruendone di nuovi. La replica del ministro della Giustizia, comunque non si è fatta attendere: «Come è noto -è la risposta che Angelino Alfano ha affidato a una nota - non vogliamo svuotare le carceri e nessun detenuto sarà messo in libertà. Vogliamo realizzare 21mila 479 nuovi posti nelle carceri proprio perché non intendiamo procedere a nuovi indulti o nuove amnistie». In questo momento, però, è inevitabile che le parole del ministro Maroni siano destinate a caricarsi di un peso maggiore.
Di certo non passano inosservate tra i banchi dell’opposizione con Laura Garavini, capogruppo del Pd in commissione Antimafia della Camera che incalza il governo perché «chiarisca la sua posizione sul ddl carceri. È preoccupante che ci sia un diverbio così plateale tra i ministri dell’Interno e della Giustizia
su un tema delicato e sul quale è urgente un ‘ intervento, vista la condizione dei penitenziari» e Donatella Ferranti, capogruppo del Partito democratico in commissione Giustizia, che rincara la dose definendo il provvedimento «un grande bluffi>: «A questo punto non ci sono più scuse, le dichiarazioni
del ministro Maroni dimostrano che il governo è spaccato sulle politiche della giustizia e della sicurezza e che il provvedimento sulla messa alla prova e sul carcere domiciliare è solo un grande bluffi». Secondo Piero Grasso, procuratore nazionale Antimafia si tratta di «un problema politico. A il presidente del Consiglio - ha aggiunto - che dovrebbe decidere nella fase di coordinamento che gli è propria». Secondo il procuratore Antimafia, comunque, quello del sovraffollamento è un problema che «va risolto. Ci deve essere coerenza tra l’incremento delle attività repressive e una disposizione logistica all’interno delle
carceri».
Se le parole di Maroni non sono piaciute alla parlamentare radicale Rita Bernardini che le ha bollate come «sparate demagogiche», sono state accolte positivamente da Massimo Donadi: «Ci fa piacere che anche Maroni se ne sia accorto. Il Ddl svuota carceri è una bufala - ha osservato il capogruppo dell’Idv alla Camera - perché è un indulto mascherato che svela il lassismo del governo sul tema della sicurezza e non risolve il problema del sovraffollamento nei penitenziari. Alle parole di Maroni ora speriamo che seguano fatti conseguenti».
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