La data del voto? Alla fine la decide l’Europa

Qualunque governo ci sia «non si può giocare col rischio di un fallimento». Napolitano gela i tentativi di anticipare il voto politico.
Nell’interpretare il ruolo affidatogli, il presidente della repubblica interviene nel dibattito sull’election day inchiodando tutti alla realtà di un paese che ogni anno deve pagare 80 miliardi di interessi sul debito pubblico. Parole che deflagrano nella polemica accesa dal Pdl sull’anticipazione delle elezioni politiche a febbraio e riaccesa in mattinata dal leader del Pd Bersani secondo cui «nelle mani dei partiti c’è solo la riforma della legge elettorale da fare in tempi stretti». Ma se è vero che, come dice Bersani, la data delle elezioni dipende solo dal Quirinale o da Monti, contro l’anticipo milita un’altra ragione perfino più solida.
Nonostante un debito pubblico che a settembre ha superato la cifra simbolica di duemila miliardi di euro raggiungendo il 126,4% del Pil, l’Italia ha riconquistato la fiducia internazionale con i sacrifici degli italiani e con la credibilità di Monti. Se si dovesse precipitare in una crisi parlamentare che costringesse ad elezioni anticipate, la fine «non morbida» dell’unità nazionale spaventerebbe i mercati facendo schizzare spread e tassi d’interesse. Il tutto mentre la legge di stabilità peggiora i saldi dello 0,2% consumando parte dei margini di flessibilità per gli anni 2014-2015 e le stime di un peggioramento del Pil nel 2013 rendono inevitabile la manovra correttiva nel primo semestre.
Qui c’è l’euroingorgo che va considerato parlando di elezioni anticipate: nelle prossime settimane si giocheranno le partite del bilancio Ue e dell’unione bancaria ed economica. Soprattutto però l’Italia deve presentare a Bruxelles il nuovo Def intorno a fine marzo, come primo passo del semestre europeo: un conto è che sia l’ultimo atto del governo Monti, un conto è che sia il primo atto di un nuovo governo, che oltre tutto si troverebbe a operare quasi senza margini di manovra.
Un altro fattore esterno, l’attivazione dello scudo anti-spread da parte della Spagna, potrebbe poi influire pesantemente sulla campagna elettorale italiana. La pressione dei mercati potrebbe farsi fortissima sulle posizioni politiche e sull’agenda del nuovo governo. Un’eventualità che Napolitano ha ben presente e teme moltissimo.
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