Dalle urne le scadenze dell'agenda di Governo

Dallo scrutinio di oggi non si stabiliranno solo vincitori e vinti ma quale sarà il menù del Parlamento da qui alla fine della legislatura. E certamente tra le portate principali ci sarà il finanziamento pubblico dei partiti e la legge elettorale. Ma ci sarà un altro probabile effetto collaterale dall'esito del voto di queste amministrative, quello sull'agenda del Governo Monti. Il disagio che viene fuori dalle urne inevitabilmente sposta verso posizioni più di "sinistra" perfino le forze di centro-destra, che non a caso hanno tifato – in Francia – più Francois Hollande che Nicolas Sarkozy. La ragione è più economica che politica ed è la necessità di recuperare in Europa – e quindi in Italia – nuovi margini finanziari rompendo la regola dell'austerità per fare politiche più espansive in vista del vero voto, quello del 2013. Di certo espansive sul lato fiscale, ma per il centro-sinistra questo vorrà dire anche meno rigore sulla spesa sociale. Dunque, se davvero una delle interpretazioni forti di questo voto amministrativo sarà il malessere sociale e l'insofferenza verso la politica, i partiti si troveranno a dover affrontare – subito – una legge sul finanziamento pubblico, poi un'accelerazione per modificare il Porcellum e infine intraprenderanno un'azione di allentamento dell'impronta rigorista del Governo Monti.
Questo condizionerà i prossimi mesi del premier, che già soffre per i segni di uno "stop" alla fase riformista e che ora potrebbe veder venire meno l'annunciata spending review. È vero, Monti si è appena scelto Enrico Bondi come super commissario per aggredire la spesa pubblica, ma potrebbe non bastare. Nel senso che i partiti guardano ormai alla scadenza delle elezioni 2013 e resisteranno fortemente a tagli che di certo toccheranno interessi e rappresentanze politiche. L'unica via di Monti per "conquistare" i partiti è creare l'effetto-tesoretto: ossia predisporre già uno scambio per cui a tagli pubblici corrisponderanno riduzioni delle tasse. O si riusciranno a creare le condizioni per questo trade off politico, oppure è molto difficile che la spending review potrà andare avanti. E questa potrebbe diventare un'altra ombra nel percorso governativo di Monti dopo le incertezze avute anche sulla riforma del lavoro.
Insomma, è chiaro che i partiti che si preparano alla lunga marcia verso le politiche del 2013 – sia i vinti che i vincitori – non potranno più accettare una logica solo di austerità ma vorranno che si blocchi l'aumento dell'Iva (previsto in autunno) o che si riveda l'impatto dell'Imu. È già stato argomento di una campagna elettorale per le amministrative tutto sommato sotto tono, figurarsi quanto alzeranno la voce i leader politici preparandosi all'appuntamento del marzo 2013. Ma come loro incalzeranno il Governo, dall'Esecutivo e soprattutto dal Quirinale saranno incalzati sulle riforme che non hanno fin qui fatto: finanziamento pubblico e legge elettorale. Tra l'altro la supervisione di Giuliano Amato sui rimborsi elettorali renderà il Governo partecipe di una legge che doveva essere solo delle forze politiche e del Parlamento.
Più complicata sarà la trattativa per le nuove regole elettorali, innanzitutto perchè si farà la scelta definitiva se abbandonare o no il bipolarismo di oggi. E poi perchè non solo si farà il calcolo delle convenienze per chi è già in Parlamento, ma anche per tentare di escludere chi invece ci potrebbe arrivare, come Beppe Grillo.
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