Dalla ruota alla droga 6 referendum radicali

Dalla Rassegna stampa

Sei referendum consultivi per sottoporre ai torinesi altrettanti quesiti i in concomitanza con le prossime elezioni politiche. La proposta è dei radicali che chiedono al Consiglio comunale di indire le consultazioni per sondare l’opinione dei cittadini su alcuni temi: dalla ruota panoramica al Valentino all’inserimento nell’Area metropolitana di prossima creazione, dall’assistenza pubblica per l’iniezione di stupefacenti (le cosiddette «stanze del buco») alla regolamentazione per il consumo del suolo che preservi dall’edificazione alcune aree pubbliche; dagli orari dei locali in cui si esercita la prostituzione, all’istituzione di una «road pricing», ingresso a pagamento per chi entra in auto in città.

 

In tempi in cui la politica invoca il coinvolgimento della cittadinanza per recuperare la fiducia di un elettorato sempre più distante, i radicali restano fedeli alla ricetta che sostengono da 60 anni: referendum. Questa volta, Silvio Viale, presidente dei Radicali Italiani e consigliere comunale, punta su quelli consultivi comunali: strumento esistente da una decina d’anni, mai usato a Torino. «Non sono vincolanti - spiega Viale - ma utili a sondare gli orientamenti dei cittadini su temi che spesso dividono partiti e coalizioni».

 

I sei quesiti proposti nell’ambito del progetto «Torino Sì muove», sono il frutto di una scelta tra molti argomenti che i radicali sottoporrebbero volentieri agli elettori. Quello sulla road pricing riprende una proposta del consigliere Alberto Musy, su cui il sindaco Fassino si era detto disponibile a discutere. Altri, come quello sulla prostituzione (elaborato da Alessandro Frezzato, dell’associazione Luca Coscioni) o quello sulle stanze del buco, sono più provocatori e ai confini della legge. «Ma la proposta è modificabile - sottolinea Igor Boni, presidente dell’associazione radicale Adelaide Aglietta - il Consiglio comunale può cassare alcuni quesiti e proporne altri. La cosa più importante che vogliamo promuovere è l’utilizzo del metodo referendario per ascoltare i cittadini».

 

«Solo il Consiglio può indire i referendum consultivi, per i quali non è prevista una raccolta firme», aggiunge Nicola Vono, tesoriere dell’associazione Adelaide Aglietta. Nonostante questo, i radicali porteranno avanti una raccolta firme che rafforzi la proposta.

 

Alla possibile obiezione sui costi di una consultazione, la risposta è il «referendum day»: la concomitanza con le prossime elezioni politiche abbatterebbe la spesa. Ma è possibile solo a due condizioni. La prima: che la proposta sia approvata entro febbraio. Seconda: modificare il regolamento che vuole che i referendum consultivi comunali possano essere indetti solo tra il 15 giugno e il 15 luglio. Anche per questo è già pronta una proposta di deliberazione al Consiglio comunale.

 

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