Dalla parte di un altro essere umano

Dalla Rassegna stampa

La definizione più bella di amicizia l'ha scritta l'ebrea olandese Etty Hillesum in uno dei suoi diari. E quello «stare dalla parte di un altro essere umano» risuona pagina dopo pagina leggendo il volume Maritain e Alinsky: un'amicizia (Bologna, il Mulino 2011, pagine 211, euro 18) curato da Bernard Doering e Lucio D'Ubaldo. Il libro raccoglie la lunga corrispondenza tra il filosofo cattolico francese Jacques Maritain e Saul Alinsky, l'attivista sociale statunitense considerato il teorico del radicalismo americano, due figure diversissime tra loro per formazione, credo e scelte quotidiane (pur in alcune comuni convinzioni, come quella che la democrazia debba nascere dal popolo). E se anche non avessimo saputo nulla di questi due pensatori prima d'intraprendere la lettura delle settantaquattro missive, a fine volume resteremmo comunque soddisfatti: le lettere, infatti, ne restituiscono il ritratto con affascinante precisione. Tanto l'uno è cortese, discreto, solido e pacato, quanto l'altro è passionale, burbero, collerico e un po' simile alla torre di Pisa. Eppure questi due uomini - credente 1 uno e agnostico l'altro - si incontrano, si capiscono e si aiutano, costruendo negli anni un rapporto vitale per entrambi.

Avviata nel 1945 subito dopo il loro primo incontro, la corrispondenza tra Maritain e Alinsky prosegue quasi fino alla morte di quest'ultimo nel 1972 (la lettera che il francese gli scrive da Kolbsheim il 19 settembre 1971 risulta l'ultima comunicazione esistente tra loro).

Con toni e contenuti diversi - si va dalla reciproca ammirazione ai commenti politici, dai racconti di successi e tragedie personali alle splendide riflessioni sulla morte ne esce non solo il ritratto di due grandi figure, ma anche quello di un'epoca, di un mondo e di una sensibilità scomparsi. Un tempo, a esempio, in cui la lettera era la sola fonte di notizie, in cui .i tentativi di parlare al telefono non riuscivano per cui davvero si poteva «finalmente gioire» per l'avvio del «servizio di posta aerea da Roma dove Maritain era ambasciatore francese presso la Santa Sede] agli Stati Uniti» (31 marzo 1946).

Tra vita quotidiana, letture, film, amori, lutti, malattie e incontri (nel 1958 Alinsky descrive quelli con Montini - facilitati dall'amico - come «meravigliosi»: «l'arcivescovo è un essere umano unico malgrado il grave handicap di essere un prelato»), ci si incoraggia e ci si ascolta; ci si riprende e si cresce («con il passare degli anni mi sono reso conto di cosa sia accaduto e cosa la morte di Helene mi abbia fatto scoprire scrive ancora Alinsky - e mentre le parole della tua lettera in quel momento mi risultavano incomprensibili, esse mi sono poi diventate chiarissime e ora capisco»); si scherza («ti nomino mio Cardinale privato e d'ora in poi mi rivolgerò a te come Vostra Eminenza») e ci si immedesima («molte delle mie azioni in futuro mi saranno dettate da quella voce interiore che dirà "Jacques Maritain penserà che ciò sia giusto o penserà che sia sbagliato"?»); si progetta e si ente la mancanza l'uno dell'altro («è una grande gioia per me avere la tua foto - scrive Maritain - vedo nei tuoi occhi tutta la buona volontà, determinazione, onestà e generosità dei radicali del tuo caro paese»); si desidera che i proprio amici si conoscano tra loro e si piange insieme (al francese che, alla morte della prima moglie dell'amico scriverà «i no- Il filosofo cattolico francese è cortese, discreto, solido, pacato L'attivista americano è passionale, burbero, collerico e un po' simile alla torre di Pisa stri cuori sono pieni del tuo dolore e del tuo tormento», alla morte della moglie di Maritain anni dopo, sarà Alisky a esprimergli tutta la sua vicinanza «da eretico congenito quale io sono, posso solo offrirti il mio cuore con l'amore e la devozione e con il disperato tormento causatomi dalla tua sofferenza»).

Colpisce, in particolare, l'ammirazione di Saul Alinsky per la fede incarnata dell'amico («tu turbi e sconvolgi la mia tranquillità interiore non con il cattolicesimo, ma con il tuo esempio personale di tutto ciò che è buono»). Una fede terribilmente viva. «La vita è strana. Ho sentito due volte che uno spirito grande e buono stava accanto a me: una volta in una sinagoga ebrea e una volta con uno dei più grandi filosofi cattolici che col tempo sarà equiparato a Tommaso».

È stato detto che l'analisi dell'influenza di Maritain sul pensiero americano sarebbe incompleta senza questa corrispondenza rivelatrice. Aben guardare, si tratta di una corrispondenza ;rivelatrice anche di anni cruciali della Chiesa del Novecento, e di quel cattolicesimo a cavallo del concilio Vaticano li capace di confrontarsi con le grandi prove, eventi e incontri dell'attualità.

Tra i due, Saul Alinsky risulta il più umano - così confuso, entusiasta, impetuoso e collerico com'è. E per quanto l'amicizia, l'amore e il bisogno siano reciproci tra questi due uomini, ci ritroviamo tutti - noi lettori e lo stesso Saul - a guardare veramente ammirati Jacques Maritain. Così la dedica che lo statunitense pone al suo Rules for Radicals (1971), «al mio padre spirituale e all'uomo che amo, dal suo figliol prodigo e ribelle», finisce per essere anche un po' la nostra. Stare dalla parte di un altro essere umano: anche questa è una grande eredità del filosofo francese.

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