D'Alema seppellisce il govemo-ponte il Pd punta tutto sull'intesa con l'Udc

Dalla Rassegna stampa

«Costringere l'Udc a un patto di governo con noi. Mettendo in gioco tutto. Ma proprio tutto». A cominciare dalla leadership e dallo scenario futuribile sul prossimo presidente della Repubblica. Il Partito democratico ragiona già sul dopo voto di fiducia, dando per acquisito che il Cavaliere resterà in sella. Massimo D'Alema è tornato a essere il combattente di sempre» racconta Beppe Fioroni e rimane l'interlocutore privilegiato di Pier Ferdinando Casini. Vale a dire l'interlocutore affidabile per un patto blindato con i moderati. Programma, alleanze, legge elettorale, riforme istituzionali e soprattutto ruoli nelle istituzioni, Certo che sì. Esattamente questo è il significato della formula «mettere in gioco tutto». E D'Alema ieri ha chiuso la porta all'ipotesi di un governo di emergenza: «Nonostante tutti gli sforzi, ormai mancano i presupposti per un esecutivo di transizione».

La foto di Vasto, che riuniva in una stretta di mano molto criticata Bersani, Vendola e Di Pietro, deve per forza essere stracciata o perlomeno scattata di nuovo con l' aggiunta di un nuovo convitato. Il segretario del Pd è pronto a rilanciare un'offensiva in grande stile per l'alleanza «tra moderati e progressisti». Se c'è bisogno di un segnale, secondo il lettiano Francesco Boccia, «si può lasciare per strada o l'Idv o Sel, dipende chi sarà più vicino al progetto che abbiamo in mente». Ma l'abbraccio con i centristi è indispensabile. E anche Boccia pensa che sul tavolo si debba gettare anche il futuro assetto istituzionale, in parole povere il Quirinale. Il voto nella primavera del 2012, che al Pd danno per scontato in caso di fiducia strappata oggi, allontanerà necessariamente la prospettiva di una ricostruzione del centrodestra con Casini dentro. L'Udc sarà costretto a scegliere tra il vecchio alleato Berlusconi e il Nuovo Ulivo di Bersani. Tagliare un ramo della foto di Vasto sarebbe un segnale di discontinuità. Ma per il Terzo polo c'è sempre la strada di una corsa solitaria, del miraggio di raccogliere i cocci di un sistema bipolare abbastanza fallimentare e poi di una golden share su qualsiasi governo futuro. «Certo, la tentazione di andare da soli può essere grande - ammette Fioroni -. Ma noi non molliamo. Dobbiamo lavorare per un accordo forte tra Pd e Udc. Gli altri verranno, vedrete. È fondamentale per il mio partito rimuovere il sospetto che noi possiamo vincere, come dicono in sondaggi, ma non ce la facciamo a governare. Come dicono sempre i sondaggi».

Di tutto questo hanno già parlato Casini e Bersani l'altro ieri concordando le mosse dopo la sconfitta dell'esecutivo sul rendiconto di bilancio. L'ex presidente della Camera ha persino trascinato il Pd che pensava a una protesta meno dura, con qualche intervento in aula dell'opposizione. «L'assenza dall'aula di tutte le minoranze è un segnale. Ed è la prima vittoria di un progetto più ampio», garantisce il vicesegretario Enrico Letta. Persino la plateale rottura con i radicali (malgrado la solida amicizia di Bersani con Emma Bonino) può essere vista come il disegno di un nuovo campo di alleanze. E se ci sono i moderati è impossibile che ci sia Pannella.

Casini sa che dopo il voto di oggi si avvicina il momento delle scelte. «Per il momento ci muoviamo insieme, dopo vedremo. Occupiamoci del presente», spiega ai suoi interlocutori. Il Terzo polo ha marciato compatto fin qui, ma un'alleanza con il centrosinistra troverebbe ostacoli sia con Francesco Rutelli, un ex, sia con Gianfranco Fini, fondatore del Pdl con il Cavaliere. La scelta dei due partner di Casini è la corsa da soli. «Io penso questo. Se il Terzo polo va alle urne da solo non è detto che sia decisivo dopo. E non è detto che possa contribuire a una fase di ricostruzione nazionale - dice Fioroni -. È invece certo che con il centrosinistra la vittoria sarebbe schiacciante e i margini per un governo solido e compatto enormi». A patto di mettere in gioco tutto, però.

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