Dal Pdl alla Newco, flessibilità a novanta gradi

Dalla Rassegna stampa

 

Colloquio tra Silvio Berlusconi e Denis Verdini: «Sono stanco delle continue pretese dei finiani, quelli vivono in un altro secolo. Il mondo va avanti e loro sono ancora attaccati ai pezzi da museo come l'articolo 21. Sono conservatori dentro, guardano al passato e non si rendono conto che ora c'è la globalizzazione e che serve più flessibilità». «Già. A novanta gradi bisogna stare ora, altro che correnti». «Ma dico, non lo vedono che c'è la concorrenza cinese? Non lo sanno che in Cina si possono VIOLARE I DIRITTI UMANI? E noi siamo ancora qui a discutere se è lecito o no mettere il bavaglio a un giornalista!». «Già, in Cina sono avanti». «Io gliel'ho detto in tutti i mo- di a Fini: senza deroghe alla Costituzione non si va da nessuna parte. Se volete che mantenga la produzione delle leggi ad personam in Italia vi dovete adattare, perché sennò io le leggi ad personam le vado a fare in Serbia, dove venti persone che lavorano giorno e notte con turni di 18 ore, in una settimana ti mettono su una pulizia etnica, altro che il bavaglio!». «Che sono mesi che ci lavoriamo e ancora non è pronto». «E allora, io penso che sia arrivato il momento di dare un segnale forte. Dobbiamo spaccare in due il partito e fondare una Newco». «Giusto, una Newco con quelli che accettano le tue condizioni». «Che poi io onestamente mi aspettavo un plebiscito perché i Finiani senza di me dove vanno? In mezzo a una strada! E invece c'è un 40 per cento che mi ha detto di no. Benissimo, si accomodino, io con gli altri faccio la Newco. Te la immagini che efficienza una Newco solo con gente come Carfagna, La Russa e Gasparri alla catena di montaggio? Basta trattative estenuanti, basta accordi al ribasso: in cinque minuti mi faccio approvare il bavaglio, la separazione delle carriere e lo Ius Primae Noctis!». «Ma con la Newco usciamo dalla Repubblica?». «Guarda, non lo so. Diciamo che mi serve una pausa di riflessione. A settembre valutiamo, caro Denis». «Sono Cicchitto». «Ah, scusa. È che siete due gocce d'acqua, con quel cappuccio».

 

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